La risorgenza della Foce

La grotta più estesa del Centro-Italia si trova nel Parco dei Monti Simbruini

 

Un fiume di acqua purissima e cristallina. Questo quanto scoperto dagli speologi che nell’agosto del 2006, si avventurarono nella 3° campagna esplorativa speleosubaquea, nella risorgenza denominata “La Foce”.

Autori dell’impresa il gruppo T3, che ha anche documentato il tutto con le fotografie scattate da Giancarlo Spaziani.

Il geologo Giorgio Caramanna affermò che ci si trovava di fronte “ad un sistema idrico di rilevanza nazionale e di dimensioni uniche a livello dell’intero Centro-Italia”. Caramanna responsabile scientifico del progetto, era all’epoca dottorando presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università “La Sapienza” di Roma.

L’operazione si svolse impiegando circa una decina tra speleosubaquei e geologi dell’Università, che utilizzando le più moderne tecnologie esplorarono la grotta, riportando con successo importanti testimonianze naturalistiche.

La grotta è divisa da due segmenti distinti:

Vi sono un ramo orizzontale, molto panoramico, grazie alla presenza di stalattiti e stalagmiti ed ampie volte che o strutturano ed un ramo profondo sempre totalmente allagato. Quest’ultimo è stato esplorato per 750 mt dall’ingresso della grotta, alla profondità record di 105 mt, ma non è stato del tutto visitato. Il cunicolo infatti continua nelle viscere della terra ancora a lungo e difficilmente si potrà determinare quanto.

Nemmeno le successive esplorazioni che si sono susseguite nel corso degli anni avrebbero effettivamente potuto determinare l’effettiva lunghezza di quel tratto.

Un fiume di acqua pura scorre dentro la grotta, che è conformata da sabbia vulcanica nera posta ai margini del fondale calcareo. La Foce assume quindi una grande importanza anche sotto il profilo di riserva idrica, al punto che anche le testate nazionali dell’epoca si interessarono dell’impresa.

D’altronde, il nome stesso del massiccio roccioso dei Simbruini deriva dal latino “sub imbibus”, che tradotto significa “sotto le piogge” e lascia intendere quanto queste zone siano ricche del prezioso fluido vitale. Come è noto, i locali acquedotti forniscono acqua non solo ai comuni della zona, ma servono ben 56 località nel Lazio.

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