28 gennaio 1986 a 34 anni dal disastro spaziale dello Shuttle Challenger

La tragedia dello Shuttle Challenger

Era il 28 gennaio 1986 quando si consumò uno dei peggiori disastri della storia dell’esplorazione spaziale: durante il suo decimo lancio lo space Shuttle Challenger esplose 73 secondi dopo il decollo, uccidendo i sette membri dell’equipaggio e cambiando per sempre il programma spaziale della NASA.

Primo lancio Challenger 4 aprile 1983

Challenger era stata la seconda navetta a raggiungere lo spazio, nell’aprile 1983. Aveva completato con successo nove missioni fondamentali durante quasi tre anni di servizio. In totale, il veicolo spaziale ha trascorso 62 giorni, 7 ore, 56 minuti e 22 secondi nello spazio. Challenger aveva ospitato la prima passeggiata spaziale del programma dello space shuttle il 7 aprile 1983 e trasportato la prima donna americana e il primo astronauta nero.

Qui, l’ultimo equipaggio di Challenger – membri della missione STS-51L – fotografato nella White Room al Pad 39B dopo la fine di una prova generale di lancio. Sono (da sinistra a destra) Insegnante nello spazio Partecipante, Sharon “Christa” McAuliffe, Specialista carico utile, Gregory Jarvis, Specialista missione, Judy Resnik, Comandante Dick Scobee. Specialista di missione, Ronald McNair, Pilot, Michael Smith e Specialista di missione, Ellison Onizuka. Sharon “Christa” McAuliffe era la prima insegnante addestrata per un volo spaziale che avrebbe dovuto trasmettere di lì a poco la prima lezione di scienze dallo spazio.

Non ci arrtivò mai: a 73 secondi dal lancio, il Challenger si disintegrò in aria, in seguito al guasto di una guarnizione nel razzo a propellente solido destro che provocò una fuoriuscita di fiamme e il cedimento del serbatoio esterno dello Shuttle, pieno di ossigeno e idrogeno liquidi.

La capsula contenente l’equipaggio, rimasta intera, proseguì la sua traiettoria orbitale per schiantarsi sull’oceano 2 minuti e 45 secondi dopo la rottura. Probabilmente, almeno parte dell’equipaggio era ancora vivo al momento dello schianto.
Quello che si consumò in quei momenti, in diretta televisiva della CNN, è ricordato ancora oggi come uno dei momenti più bui della storia della Nasa e di quella dell’esplorazione spaziale in generale.

     patch progettata per la missione

Decine di filmati su YouTube ripercorrono gli istanti della tragedia, con una voce inespressiva del centro di controllo di lancio a descrivere l’inevitabile: “Flight controllers here are looking very carefully at the situation. Obviously a major malfunction” (“I controllori di volo qui stanno monitorando molto attentamente la situazione. Ovviamente c’è un grave malfunzionamento”).

Che cosa andò storto? La risposta fu data da una celebre commissione presidenziale di inchiesta ordinata dal Presidente Ronald Reagan per far luce sull’accaduto. Presieduta dal segretario di Stato William P. Rogers, comprendeva tra gli altri anche Neil Armstrong, primo uomo sulla Luna, il fisico Richard Feyman e la prima astronauta donna americana Sally Ride.

 

L’INCIDENTE ERA PERFETTAMENTE EVITABILE E NON FU “IL PREZZO NECESSARIO DA PAGARE PER ESSERE PIONIERI”. Se solo i responsabili del lancio avessero rispettato tutte le condizioni necessarie per un decollo in sicurezza, con temperature ambientali più miti e minori venti d’alta quota, probabilmente il ben noto difetto delle guarnizioni non avrebbe causato la tragedia accaduta, e ci sarebbe poi stato più tempo per rivederne il design.

Challenger_Memorial

Quel fatalismo serpeggiante che vede in un tributo di vite umane una sorta di giusto prezzo da pagare per l’essere pionieri nell’esplorazione spaziale, suona solamente come una giustificazione a un management che fu, all’epoca, irresponsabile.

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