Serrone al tempo dei barbari

I secoli bui dell’Alto Medioevo

Dopo un periodo di denso popolamento, prima come Colonia Ernica a difesa della città sacra di Anagni, poi come dominio romano, l’intero territorio di Serrone attraversò un ampio arco temporale di abbandono. La presenza di importanti vie di comunicazione, civili e militari, che collegavano la capitale dell’Impero con Trevi, Subiaco e Vallepietra avevano favorito gli insediamenti nel territorio. Alla data di inizio del declino dell’Impero romano fin dal III secolo d.C. le popolazioni sparse lungo le grandi vie di comunicazione, allo scopo di sottrarsi alle depredazioni degli invasori, cominciarono a rifugiarsi sulle alture dell’imponente sistema montuoso circostante creandovi numerosi castelli fortificati, tra cui Serrone e Paliano, incastellamento comune a tutta la campagna romana.
Da questo periodo il paese assistette ad un ripopolamento per l’assenza di scosse interne, insieme ad un rafforzamento dell’autorità temporale e spirituale della Chiesa e, con esso, anche del feudalesimo come ordinamento politico e sociale, considerato il fatto che fin dal VII secolo il territorio di Serrone era sotto la Badia Sublacense. E tutto ciò avvenne quasi inerzialmente, cioè, senza sommovimenti interni di alcun genere, nonostante le gravi tensioni e guerre in corso sostenute dai barbari subentrati all’impero romano nel governare l’Italia.

Caduta dell’Impero romano e Odoacre primo re barbaro d’Italia (476-493)

L’impero romano divenuto ricco e potente aveva favorito nel suo declino mercenari barbari, tra cui gli Eruli che rappresentavano la componente principale dell’insieme di tribù germaniche entrate al servizio dell’impero romano in qualità di mercenari. Furono costoro a decidere le sorti di Roma. Nel 476 infatti il loro re Odoacre depose l’ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo e assunse il controllo dell’Italia.
Quando cadde l’impero d’Occidente, l’Europa romana era già da tempo suddivisa in regni romano-barbarici: in Spagna i Visigoti, nella Gallia del sud ancora i Visigoti, nella valle del Rodano i Burgundi, nella Gallia del nord — a cavallo del Reno — i Franchi e gli Alamanni; nel territorio di Parigi, fra la Marna e la Senna, s’era formato un regno indipendente, il regno di Soissons, con a capo un generale romano, Siagrio.

Moneta di Odoacre

L’Italia no, non era stata ancora invasa stabilmente da popoli barbari, ma era divenuta la sede dell’esercito. Il generale Odoacre, deposto l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo, ne prese il comando, appunto come capo dell’esercito, in nome dell’imperatore d’Oriente. Egli lasciò il governo nelle mani dei Romani e si limitò ad immettere nel possesso delle terre (di un terzo delle terre d’Italia) i suoi soldati, come si usava fare nei paesi di confine, dove gli eserciti risiedevano stabilmente. Forse le popolazioni nemmeno s’accorsero del mutamento. Un imperatore come Romolo Augustolo, non faceva molta differenza che ci fosse o non ci fosse; e i soldati in Italia purtroppo già c’erano e campavano alle spalle dei contadini.
La brama smodata d’espansione fu fatale a Odoacre, perché l’imperatore d’Oriente, a un certo punto gli avventò contro gli Ostrogoti, capeggiati dal re Teodorico, il quale lo assediò a Ravenna e lo uccise di propria mano nel 493.

Regno di Teodorico il Grande (493-526)

Come Odoacre, Teodorico era apparentemente un patricius e suddito dell’imperatore bizantino, in qualità di suo viceré per l’Italia, una posizione riconosciuta dal nuovo imperatore Anastasio nel 497. Allo stesso tempo, era il re del suo stesso popolo, che era non cittadino romano. In realtà, ha agito come un sovrano indipendente, anche se a differenza di Odoacre, ha conservato meticolosamente le forme esteriori della sua posizione subordinata.
La macchina amministrativa del regno di Odoacre, in sostanza quella dell’ex Impero, fu mantenuta e continuò ad essere composta esclusivamente da romani, come il letterato Cassiodoro . Il Senato continuò a funzionare normalmente e veniva consultato sulle nomine civili, e le leggi dell’Impero erano ancora riconosciute come governanti la popolazione romana, sebbene i Goti fossero governati secondo le loro leggi tradizionali. In effetti, come governante subordinato, Teodorico non possedeva il diritto di emanare le proprie leggi ( leges ) nel sistema del diritto romano , ma semplicemente editti ( edicta ) o chiarimenti su alcuni dettagli. Diversi ministri anziani di Odoacre, come Liberio e Cassiodoro il Vecchio, furono mantenuti nelle posizioni più alte del nuovo regno.

Teodorico re dei Goti

La stretta collaborazione tra Teodorico e l’élite romana iniziò a sgretolarsi negli anni successivi, specialmente dopo la guarigione della spaccatura ecclesiastica tra Roma e Costantinopoli, quando i principali senatori cospirarono con l’Imperatore. Ciò provocò l’arresto e l’esecuzione del magister officiorum Boezio e di suo suocero Simmaco nel 524.
D’altra parte, l’esercito e tutti gli uffici militari rimasero appannaggio esclusivo dei Goti,che erano insediati principalmente nell’Italia settentrionale e si tenevano in gran parte separati dalla popolazione romana, una tendenza rafforzata dalle loro diverse fedi: i Goti erano per lo più ariani.
Il regno di Teodorico rappresentò un momento di relativo benessere economico: le principali attività come l’industria, l’agricoltura e il commercio, trassero enormi benefici dal lungo periodo di pace.

La guerra gotica e il re dei Goti Totila

Alla morte di Teodorico seguirono le controversie dinastiche e la guerra gotica che ebbe la durata di diciotto anni, un lungo conflitto che contrappose l’Impero bizantino agli Ostrogoti nella contesa di parte dei territori che fino al secolo precedente avevano fatto parte dell’Impero romano d’Occidente, ebbe come protagonisti il generale Belisario che riuscì a conquistare Roma. La guerra fu il risultato della politica dell’imperatore bizantino Giustiniano I, mirante a riconquistare all’impero le province italiane e altre regioni limitrofe conquistate da Odoacre alcuni decenni prima e a quel momento dominate dagli Ostrogoti di Teodorico il Grande. Fu una vittoria di Pirro che prosciugò l’Impero bizantino dilaniato anche dalla Peste di Giustiniano del 540, la prima pandemia di peste del Vecchio Mondo che colpì l’intero bacino del Mediterraneo, l’Europa e il Vicino Oriente.

Totila re dei Goti

L’Assedio di Roma fu un episodio della guerra gotica

Il 17 dicembre 546 Totila e gli Ostrogoti entrano a Roma grazie al tradimento di una guarnigione. I guardiani si accordarono con l’esercito ostrogoto e aprirono le porte della città, consentendone l’invasione. Totila in quell’occasione accolse la supplica del diacono Pelagio, che lo pregò di risparmiare la popolazione e, inoltre, proibì all’esercito di mettere a morte Rusticiana, vedova di Boezio. S’impadronì del tesoro che il generale bizantino Bessa aveva accumulato e, dopo aver minacciato di radere al suolo Roma mosso dall’ira per una sconfitta delle sue truppe in Lucania e per il fallimento dell’ambasceria di pace che aveva mandato a Giustiniano, desistette grazie a una lettera di Belisario il quale gli prospettò una fama di nefandezza presso i posteri qualora si fosse macchiato di un’azione del genere. Nella primavera del 547 Belisario riuscì a liberarla, e un secondo assedio di Totila nel maggio dello stesso anno non ebbe successo.

La comunità di Serrone durante queste prime dominazioni dei barbari visse senza scosse significative nel suo interno e così proseguì fino al IX secolo quando, lo scorrere pacifico della vita cittadina venne interrotto dalle prime invasioni saracene, le cui orde, dopo aver distrutto la Badia Sublacense, si riversarono nell’Alta Valle dell’Aniene, seminando ovunque devastazioni e lutti.

Condividi