Filippo Balbi il pittore emarginato

Nato a Napoli morto cittadino di Alatri

Nasce a Napoli nel 1806, figlio di uno scultore, e compie gli studi nell’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove ha come maestro Costanzo Angelini. La città partenopea ed Ischia conservano i suoi primi lavori. Per incarico dei Francescani di Forio, comune di Ischia, l’artista, nel 1835, dipinge venti affreschi a lunetta raffiguranti episodi relativi ai santi dell’Ordine Francescano. Sulle pareti del chiostro francescano del Municipio di Forio ne sono rimasti 17, di cui dieci ancora leggibili. Usò una sua tecnica speciale ad olio di cui non se ne conosce il procedimento. Vi è poi un dipinto olio su tela (cm. 240 x 200), S.Agostino che sconfigge l’eresia, firmato, che si trova nella chiesa di S. Restituta a Lacco Ameno.

Madonna della cintura

Il suo maestro Angelini nel 1840, dopo i lavori a Napoli e ad Ischia, lo spinge ad approfondire gli studi a Roma nel Pensionato borbonico di Palazzo Farnese: qui consolida la propria formazione di stampo accademico, legata al Purismo. Nel 1844 realizza una pala raffigurante una Madonna della Cintura per il Convento della Madonna della Neve di Frosinone.          Le sue posizioni politiche, fortemente conservatrici, ne provocano tuttavia una sostanziale emarginazione negli ambienti artistici della città papale, in particolare durante la Repubblica Romana; perciò il ritorno di Pio IX si rivela per lui molto positivo, grazie al rapporto di amicizia che si instaura con il Papa, il quale gli commissiona lavori per importanti chiese quali Santa Maria sopra Minerva, San Paolo fuori le Mura, Santa Maria degli Angeli. A ciò si aggiungono una serie di opere di committenza privata, soprattutto nature morte e soggetti zoomorfi.

Testa anatomica

 

Particolare menzione merita la famosa Testa anatomica realizzata nel 1854, raffigurante un viso composto da uomini in miniatura, che viene inviata all’Esposizione universale di Parigi del 1855; attualmente l’opera si trova nel Museo di Storia della Medicina de La Sapienza di Roma (una copia è nella farmacia della Certosa di Trisulti).
L’ultima commissione romana del Balbi è la decorazione della Cappella del Tasso della chiesa di Sant’Onofrio: infatti, persi i favori del pontefice, nei primi mesi del 1859 coglie l’opportunità di realizzare molteplici opere per la Certosa di Trisulti, nel Sud dello Stato Pontificio, (dove era già stato chiamato una prima volta nel 1854, per porre rimedio all’umidità che stava danneggiando la volta della chiesa del monastero), per dimorarvi in maniera stabile.

Porta dipinta con un Benedettino

E’ negli affreschi preziosi realizzati nella Farmacia che esplode la scuola napoletana del Balbi e l’indole dell’artista, che ha realizzato suggestive, scherzose ed enigmatiche decorazioni, unitamente alla cura particolare per i dettagli, arrivando a disegnare anche le etichette dei vasi per le erbe e le sostanze medicamentose.
Fra le curiosità più enigmatiche è visibile il “SATOR” e una figura di un personaggio mitologico l’Abante dalle sembianze taurine contraddistinta da una scritta: “MA IL CAMBIAR DI NATURA E’ IMPRESA TROPPO DURA”.
Si ottiene così la seguente frase: “IL TORO TRAMUTA PER MEZZO DEL CREATORE IN UOMO, MA IL CAMBIAR DI NATURA E’ IMPRESA TROPPO DURA”.

Tra le opere realizzate dal Balbi per la Certosa, una Madonna che porge del pane ad un monaco, i grandi quadri della chiesa di San Bartolomeo (tra cui una Strage degli innocenti), numerose lunette, ma soprattutto gli affreschi della Farmacia: è l’artista che più ha contribuito a decorarla, dipingendo anche le etichette dei vasi per le sostanze medicamentose. Inoltre sue sono varie opere a carattere scherzoso, tra cui una raffigurante l’incontro tra due signori raffigurati come vere e proprie caricature.
Dopo il 1861, collabora con i fautori di una restaurazione del regno borbonico, ma deve presto arrendersi alla nuova situazione.
Nell’agosto del 1863 Balbi si trasferisce dalla Certosa alla vicina Alatri. Importanti personalità gli rimangono ancora vicine a Roma, e con esse conserva rapporti epistolari: tra queste il cardinal Francesco Pentini, per il quale realizza il ritratto nel 1865.
Per la chiesa di Santa Maria Maggiore ad Alatri, nel 1869 dipinge una tela che raffigura san Francesco di Paola e il beato Andrea Conti. Ma continua anche a realizzare altre opere per Trisulti: l’ultima, l’Immacolata concezione nella Farmacia, è del 1874; per la Chiesa della Consolazione di Collepardo Balbi esegue un’altra Immacolata Concezione nel 1877.

Immacolata Concezione a Collepardo

Il Balbi muore ad Alatri il 27 settembre 1890, all’età di 84 anni e lì è sepolto nella cappella dei Padri Scolopi. Alatri per doverosa riconoscenza gli aveva concesso la cittadinanza onoraria il 2 settembre 1890.

Nel centenario della nascita Imponente commemorazione di Filippo Balbi

Organizzata dall’Amministrazione Provinciale di Frosinone, con la collaborazione di altri Enti, è stata effettuata la commemorazione del pittore Filippo Balbi (Napoli 1806 – Alatri 1890), nel centenario della morte, con una articolata manifestazione di alto livello culturale. Per l’occasione il Ministero delle Poste ha disposto un annullo speciale e sono state inaugurate ben tre mostre di pittura dedicate alle opere dell’artista (Certosa di Trisulti, Palazzo Gottifredo di Alatri, Palazzo della Provincia a Frosinone). Complimenti ai promotori ed esecutori della manifestazione che ha portato alla luce della storia le opere di un pittore (anche se “accademico” e “conservatore” completamente lasciato nel dimenticatoio, sotto la guida del Comitato Scientifico composto dai professori Armando Frusoni, Luigi Fioretta e Fausto Roma, che ringraziamo.

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