Un anno di restrizioni, ma ricco di valori

Riflessioni sull’anno che ci ha appena lasciati

Ciao, bentornati a tutti voi e…benvenuto 2021! L’anno che ci lasciamo alle spalle, senza dubbio, ha messo tutti noi a dura prova. Ci è stato tolto tanto: ci è stata negata la possibilità di viaggiare, di stare insieme, di abbracciarci; in un certo senso siamo stati privati della nostra libertà. Il 2020 ha portato via a troppe persone i loro cari. Non mi sento di biasimare nessuna delle tante persone che lo condannano. Tuttavia, non me la sento neppure di condannare un anno, perché quello che è successo avrebbe potuto presentarsi in un qualsiasi momento. Il 2020 è stato lo sfortunato di turno! Dico questo perché, nonostante tutto, è stato un anno che mi ha regalato tantissimo, mi ha condotta ad una crescita personale che non credevo possibile in un momento simile. Mi dispiace per tutto il tempo perso nel corso degli ultimi mesi, nessuno me lo ridarà mai, sono furiosa per questo, eppure sono estremamente grata al 2020 per le cose belle che mi ha dato.

È stato un anno che, con le sue restrizioni, ci ha inevitabilmente insegnato i valori più importanti, quali il rispetto, la consapevolezza, il senso della famiglia. Dettagli che, purtroppo, in quella che è l’era dei social, abbiamo forse un po’ perso. Si tratta di valori che mi auguro non dimenticheremo quando tutto sarà finito. Quando all’inizio del 2020 abbiamo iniziato a sentir parlare di questo virus non avremmo mai immaginato di ritrovarci a vivere situazioni così difficili. Era una cosa lontana da noi, dai nostri pensieri e dalla nostra realtà. Eppure, com’è che si dice? Il mondo è piccolo. E infatti! Ci siamo ritrovati a trascorrere la Pasqua in casa, con i soli conviventi, o addirittura da soli. E a Pasqua non avremmo immaginato di vivere anche il Natale allo stesso modo, così come il Capodanno. Questo perché siamo umani e abbiamo bisogno di speranza, di credere in qualcosa, di pensare che le cose prima o poi possano migliorare. Anche l’uomo più sfiduciato e più cinico, in fondo, dentro di sé, in momenti del genere, spera.

La riscoperta delle cose semplici

Per arrivare al nostro argomento preferito, il cibo, mi sento di ringraziare l’anno appena passato, per avermi insegnato che quando in casa hai della farina, in realtà, hai tutto. Questo mi porta a pensare alla vita di un tempo, a quanto le persone fossero povere rispetto a noi, eppure estremamente ricche. In fin dei conti, quarantena o meno, i nostri nonni e i nostri bisnonni vivevano così. Si era ricchi e felici quando, rientrando a casa stanchi dal lavoro, ci si ritrovava davanti ad un buon piatto caldo di pasta fatta in casa. Perché, sì, un tempo la normalità era impastare ogni giorno: pasta, pane e dolci. Era normale avere un forno a legna, cosa che io oggi sogno con tutto il cuore!

Ricordi del cuore

Tutto questo mi ha portata a tirare fuori un libro per me importantissimo, Il Dialetto di Ponza, di Antonio Gabrieli. Il piccolo volume venne presentato ad Arcinazzo Romano nel luglio del 2001, quando avevo solamente sette anni. Sono passati vent’anni da quel giorno, non posso dire di ricordare come si svolse il tutto, ma ricordo benissimo di esserci stata. Fu un evento importante per la mia famiglia perché l’autore in questione era mio nonno. Qualcuno di voi lo ricorderà forse come il Maestro Antonio.

aroma di cannella

Nel libro troviamo elementi di grammatica del dialetto di Arcinazzo; ci sono delle meravigliose fotografie, antologia, descrizione di giochi infantili tipici, tradizioni, modi di dire, cognomi e soprannomi, un piccolo vocabolario addirittura. Ma, soprattutto, troviamo i piatti tipici del paese: dolci, primi e secondi piatti.

Conoscete i “Finti Fanti“?

Tra i vari piatti descritti, ve ne voglio presentare uno in particolare, i Finti Fanti.

Ecco come mio nonno ha descritto i Finti Fanti nel suo libro: “Consistevano in una pasta ottenuta bagnando appena farina bianca e sale, rimestandola fra le palme delle mani facendo in modo di ottenere grumi di varie misure; venivano poi cotti e conditi col solito sugo di pomodoro. Ne veniva fuori una specie di polenta grumosa che veniva consumata cosparsa abbondantemente di formaggio pecorino. Sembra che fossero il pasto ideale per donne che allattavano.

aroma di cannella

Si tratta dunque di un piatto povero che si ottiene semplicemente da acqua e farina. Eppure, non posso fare a meno di considerarlo un vero e proprio comfort food per le giornate estremamente fredde dinanzi alle quali il mese di gennaio ci pone. Pensate a quando fuori fa freddo, quel freddo che non vi fa sentire più le dita di mani e piedi, nonostante i guanti e gli scarponi super pesanti. Tutto ciò che volete è sicuramente trovarvi comodamente in casa con la vostra famiglia davanti ad un bel camino scoppiettante e il vostro pigiamone e, in tutto ciò, ovviamente, gustando un buon pasto caldo. Pensate alla felicità, al calore di quel momento, a quanto tutto ciò possa farvi sentire coccolati! Ecco, se volete trovare un’alternativa alla classica minestrina con tanto di formaggino, dovreste davvero provare i Finti Fanti.

Mi raccomando, riempiteli di formaggio pecorino su tutta la superficie!

aroma di cannella

Adesso, amici miei, corro a casa di mia nonna, la persona giusta da cui poter imparare per bene a farli. E, visto che ci sono, per l’ispirazione nella realizzazione di questo articolo voglio ringraziare proprio lei, nonna Giovanna e, ovviamente, nonno Antonio che sento sempre vicino a me. Un saluto a tutti voi, a presto! E… Buon anno!

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