Filettino: a tavola come ai vecchi tempi
Ricette raccolte dalla Scuola Primaria Statale di Filettino
Un Progetto didattico esemplare di tutela del territorio
Con l’obiettivo di tutelare e valorizzare il territorio locale e le sue tradizioni, un gruppo di alunni della Scuola Primaria Statale di Filettino sotto la guida delle insegnanti Maria Carmela Tardiola e Donatella Germani in anni recenti ha realizzato interessanti progetti formativi che hanno raccolto successo in ambito scolastico e sociale, ricevendo riconoscimenti ma ha trovato anche l’apprezzamento del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini che ne ha pubblicato i risultati conseguiti, suggellando in tal modo il Protocollo d’Intesa con le Scuole del Territorio.
“Questi sono gli effetti di una suola moderna, che vuole dare agli alunni la piena consapevolezza della loro presenza nel territorio. Ho seguito con interesse ed apprezzato i lavori e non posso non complimentarmi con tutti ed augurare alle docenti e agli alunni: “ad maiora semper”. Con queste parole il Dirigente Scolastico, Prof.ssa Laura Iona apprezzava l’operato degli alunni conoscendo le condizioni di lavoro e le difficoltà logistiche in cui si muovono gli alunni e le insegnati nel comune più alto del Lazio.

Gli alunni hanno approfondito, in modo particolare, la conoscenza di alcune varietà come fave, lenticchie, fagioli, grano, granturco. Essi hanno raccolto dati, testimonianze e ricette di cucina presso i genitori, i nonni e i bisnonni, hanno confrontato i dati tra loro e, dopo una relazione critica, hanno formulato la sintesi conclusiva: da pochi cibi più genuini, preparati essenzialmente con fave, lenticchie, fagioli, grano, granturco, a molti cibi meno genuini. Profumi antichi di pasta con le fave, sagna con i fagioli, zuppa di ceci, paccozze, ciecamarini, polenta, panonta, acqua cotta, patate sotto “agliu coppo”…
I bambini hanno avuto modo di conoscere i cibi più consumati al tempo dei nonni e bisnonni e vedere che si mangiavano tante minestre con legumi e pasta fatta a mano, zuppe rustiche con pane cotto in casa e tanta polenta condita con diversi sughi: con sugo dei tordi o di cinghiale o di baccalà o di saraghe. Si consumava, invece, poca carne soprattutto quella suina. Hanno scoperto come molti “piatti poveri” siano scomparsi dalle nostre tavole ed, inoltre, hanno avuto modo di conoscere la storia di attività agricole ormai scomparse e, attraverso la visita di abitazioni antiche che conservano ancora oggi cucine arredate in maniera tradizionale, hanno avuto la possibilità di identificare e conoscere attrezzi ed utensili usati nell’ambiente cucina per preparare i cosiddetti “piatti poveri”.
Dal momento che le ricette a base di legumi e cereali comprendono quasi sempre l’uso di odori ed erbe aromatiche nel corso degli anni con le stesse insegnanti gli alunni si sono applicati in percorsi educativo-didattici che hanno permesso agli alunni di conoscere le piante spontanee che crescono nel territorio circostante. Da qui la raccolta di ricette tipiche locali preparate con erbe spontanee ed aromatiche largamente impiegate in cucina ai tempi dei loro nonni, dal coniglio alla salvia, alle lumache con mentuccia, alla “misticanza con tarassaco e rughetta, al risotto con asparagi selvatici, all’insalata di “crescioli” o alla zuppa di “olatri” e la frittata con i “cicci”che altro non sono che i germogli freschi della vitalba.
L’insieme dei sapori della Ciociaria non è solo storie di COLTURE, ma è anche soprattutto storie di CULTURE: nella terra rimangono i segreti delle popolazioni che fin da epoca preistorica vissero in queste valli e su questi monti, dai Simbruini alle Mainarde, ai Lepini, agli Ernici, agli Ausoni-Aurunci e disegnarono un paesaggio agrario con i tratturi, gli oliveti, le viti, le diverse colture. Gli antichi abitanti del LATIUM con una sola parola , “COLERE”, indicavano il coltivare, l’abitare, il vivere stabilmente in un luogo, la cura per qualcosa e il servizio religioso.
In questa ottica va letto il libro degli alunni di Filettino come percorso della Memoria con cui si vuole ritessere l’identità culturale e sociale della Ciociaria Storica, la Saturnia Tellus, magna parens frugum, rifugio mitico di Saturno, il dio della semina e della civiltà, nel disegno unitario di un solo territorio, perché non si perdano le radici culturale che vengono dalla terra e ritornano alla terra.