8 dicembre, festa dell’Immacolata

È tempo di allestire il presepe

La data tradizionale di allestire il presepe è l’8 dicembre , la festa dell’ Immacolata Concezione, un dogma cattolico che non tratta – come comunemente si crede – del concepimento di Gesù da parte dello Spirito Santo, ma che sancisce invece che la Vergine Maria è stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Ad Assisi l’8 dicembre prende il via il “Natale di Francesco”, quest’anno le celebrazioni sono all’insegna della tecnologia: un programma di iniziative per rivivere lo spirito francescano nel presepe inventato dal Santo di Assisi, con video proiezioni sulla facciate della Baslica Superore di San Francesco e della cattedrale di San Rufino, video mapping e giochi di luce nelle strade della città, con la direzione artistica di Mario Cucinella.

videoproiezioni proiettate sulla Basilica di San Francesco ad Assisi

Otto secoli di storia, arte e tradizioni percorrono il mondo del presepe, dalla data memorabile del 24 dicembre 1223, quando Francesco d’Assisi, venuto a Greccio con l’inseparabile frate Leone, individuò in una grotta nei boschi montagnosi il luogo ideale in cui far rivivere la Betlemme del Redentore. Dovette allora chiedere al papa Onorio III una dispensa dal divieto imposto sedici anni prima da Innocenzo III, che aveva proibito ogni sacra rappresentazione. Al rintocco delle campane tutti gli abitanti di Greccio giunsero alla grotta a piedi, a dorso d’asino o di cavallo, simili ai pastori dei nostri presepi e qui il cardinale Ugolino dei Conti di Segni officiò la messa, la tradizione vuole che come per miracolo per un attimo il Bambinello si fosse materializzato tra le braccia del santo.
Da allora la notte di Greccio iniziò a diventare colore nel meraviglioso affresco di Giotto ad Assisi e poesia nella canzone di Jacopone da Todi e la tradizione della notte santa si estese in tutta Europa, fiorì una letteratura dedicata alla Natività dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze alle Cento meditazioni di un monaco anonimo, mentre accanto alle rappresentazioni popolari si andava sviluppando una variegata iconografia della notte santa grazie a pittori eccellenti come il Botticelli dell’Adorazione dei Magi o al genio di Luca e Andrea della Robbia, maestri della terracotta invetriata e policroma, affascinati dalla Natività nonché agli artigiani del presepe.

Giotto il presepe di Greccio

IL PRESEPE: UN’ARTE ANTICA E TUTTA ITALIANA

In seguito quando nel Nord Europa il culto della Natività, nelle sue raffigurazioni plastiche, fu in pratica bandito dal luteranesimo e dal calvinismo, il presepio a grandi statue di legno o di terracotta era ormai diffuso soprattutto nei monasteri e negli oratori. I manichini snodabili, inventati in Germania, nel Seicento a Napoli furono perfezionati, “rivestiti” con il costume locale ed ospitati nelle chiese. Quando le figure via via più piccole divennero oggetto di una scena collettiva, il popolo irrompe nel presepe ad adorare il Bambinello prestando abiti, facce, atteggiamenti, abitudini proprie, allora i presepi dalle Chiese si riversano anche nelle case: il Settecento fu il secolo d’oro e fu soprattutto napoletano, come ebbe a dire lo studioso partenopeo Cuciniello: “Il presepe è il Vangelo tradotto in napoletano” E il Presepe divenne specchio del mondo a Genova, Napoli, in Sicilia, in Spagna tra sacro e profano scenografie spettacolari e pittoreschi quadri di vita popolare rappresentano la Natività nel tipo di presepe storico biblico oppure nel tipo di presepe popolare.

Napoli, presepisti San Gregorio Magno

Lecce e i maestri cartapestai

Dai maestri artigiani, pasturari, santari, cartapestari all’industria del presepe

Se la città di Napoli divenne il centro della produzione artigiana, altri centri del Regno Borbonico divennero famosi in questa arte, come la Sicilia con i pasturari e santari, Lecce con i cartapestari e certamente anche nella Ciociaria Storica che faceva parte dello Stato Pontificio e dello Stato Borbonico si dovette sviluppare l’artigianato legato alla Natività, se ancora oggi è presente, legato ad una lunga tradizione popolare che ogni anno si rinnova in tutti i centri in forme e devozioni diverse.
Primo fra tutti va ricordato il Presepe del Venerabile Padre Quirico Pignalberi, nato a Serrone nel 1891 ultimo dei cinque figli dei contadini Egidio Pignalberi e Caterina Proietti che visse a Piglio nel Convento di San Lorenzo più di 50 anni, insegnando e formando alla vita francescana generazioni di novizi conventuali. Emulo del santo fondatore Francesco, viveva una vita austera, semplice e povera, dedito alla preghiera e immerso nella contemplazione, praticando una dura penitenza fatta di digiuni e mortificazione. Aveva l’hobby della riparazione degli orologi e trasformò ciò in opera di apostolato, li aggiustava gratuitamente a chi ricorreva a lui. Come il santo di Assisi amava il presepe ed usò la sua passione per la tecnica di precisione per costruire un artistico presepe permanente movimentato con le casse degli orologi, che fu premiato nel 1961 all’Esposizione Europea dei Presepi a Milano.

Presepe animato
Presepe san Lorenzo Piglio

Tempo di Natale, tempo di “vestire la festa” la cui spesa continua a crescere, se il giro di affari della vendita di oggetti di artigianato per addobbi e presepi ha superato i 100 milioni di euro, come riporta la Confartigianato: “dal 2000 al 2019, il fatturato delle circa 10mila aziende artigiane, soprattutto piccole, che producono manufatti legati alle festività natalizie è cresciuto del 12%.

La parte del leone spetta al presepe, una tradizione che non conosce crisi e che occupa oltre un terzo degli artigiani del settore”. Secondo le stime di Confartigianato, il comparto dell’arte del presepe conta in tutta Italia circa 2.400 imprese, per un totale di 6.000 lavoratori. La tradizione è viva in tutto il Paese, anche se più radicata nel Mezzogiorno. In particolare, sono tre le ‘scuole’ italiane famose: quella di Lecce dei cartapestai, quella siciliana dei ‘pasturari’ e, soprattutto, quella napoletana di San Gregorio Armeno, la strada di Napoli ‘culla’ dei maestri artigiani del presepe, nota in tutto il Paese proprio per i suoi ‘pastori’ artistici. Nella ‘via dei presepi’ per eccellenza, sono 60 le botteghe artigiane, che danno lavoro a quasi 180 persone. E’ un mestiere che si tramanda per lo più da padre in figlio e, infatti, molte delle piccole imprese del posto sono a carattere familiare, anche perché l’arte di creare le statuine del presepe si impara direttamente in bottega, osservando e imitando i vecchi maestri. In media, un artigiano produce ogni giorno 20 pezzi grezzi che, dopo aver preso forma con lo stampaggio, devono essere modellati con il bisturi, in modo da acquistare una vera e propria identità. E dai maestri artigiani provenienti da queste botteghe è nata ad Ercolano la prima Scuola di presepe per 120 alunni delle elementari, per dare ai bambini la possibilità di incontrare le radici della propria cultura, recuperare le tradizioni, la memoria storica e l’identità culturale strettamente legata al territorio.

Sicilia pasturari

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