Esclusivo: La cappella di porta Cerere ad Anagni, la storia che non si conosceva

Ci sono, lo sappiamo, i corsi e i ricorsi storici, fatti ed avvenimenti che si ripetono ciclicamente nella storia con personaggi diversi, costumi diversi ed anche con conclusioni diverse ma molto simili nella sostanza, nella presenza dei fattori che ne determinano lo svolgimento. Voglio però in questa sede raccontare una storia che ne ripete un’altra con gli stessi protagonisti, gli stessi luoghi ma a distanza di più di due secoli che solo ad Anagni poteva accadere.

Voglio raccontare l’odio secolare che esisteva tra il Papa e la famiglia Colonna e per far questo parto dalla Cappella di Porta Cerere. Sul muro del bastione spagnolo costruito nel 1557 fu edificata una cappella di cui non si è mai detto nulla ma che invece racconta una importante storia che ha coinvolto tutto il Mediterraneo e oltre ed ha determinato le sorti della nostra civiltà.

In questa Cappella domina un grande affresco purtroppo molto rovinato per incuria ed abbandono di secoli ma che ancora testimonia la presenza di un’opera d’arte di altissimo valore. Nella rappresentazione domina la figura di Gesù crocefisso con ai piedi, abbracciata alla croce Maria Maddalena in una composizione classica del cinquecento, a destra la Madonna vestita di nero con una lunga treccia ed intorno una moltitudine incredibile di angeli. In particolare uno di questi angeli raccoglie in una coppa d’oro, il Santo Graal del mito, il sangue che esce dal costato di Cristo, anche questa immagine ricorrente nell’arte cinquecentesca.

Il Cristo sia nelle fattezze del viso, sia nel particolare del ventre gonfio ricorda la pittura spagnola della fine del 1500 a cui sembra appartenere con certezza. Un particolare colpisce gli occhi dello spettatore: a sinistra del Cristo c’è una spada e su questa ci soffermeremo. Questa spada sembra volare, non appare alcuna mano che la tenga essendo l’impugnatura completamente libera e, altro particolare importantissimo, la foggia dell’impugnatura è di stile spagnolo ed è assolutamente identica a quella usata da Giovanni d’Austria (della famiglia spagnola degli Asburgo) così come si vede nel monumento a lui dedicato.

Non ho alcun elemento per giustificare la presenza di questa spada ma un’ipotesi possibile è, visto il paesaggio dal colore infernale che le sta dietro, che stia colpendo il demonio lanciata simbolicamente dal crocefisso come ad indicare la sconfitta del peccato originale nata proprio dal sacrificio del figlio di Dio. Ora però è importante cercare di inserire quanto detto a proposito dell’affresco nel contesto storico in cui sarebbe nato, dando tutti gli elementi per determinare la data di esecuzione, il significato e la ragione del luogo in cui fu edificata la Cappella.

Nel 1555 fu eletto Papa il cardinale Gian Pietro Carafa con il nome di Paolo IV. Contro questo Papa, filofrancese, si schierò Marcantonio II Colonna  che, invece , era stato fin da sedicenne al seguito del duca apgnolo Fernando Alvarez de Toledo, più conosciuto come il Duca d’Alba ed aveva combattuto e vinto proprio le truppe francesi nella battaglia di Scannagallo. Il Colonna aveva ordito una ribellione contro il pontefice e per questo il Papa fece arrestare alcuni membri della famiglia mentre Marcantonio riuscì a fuggire da Roma rifugiandosi nel suo castello di Paliano.

Papa Paolo IV infuriato per la fuga del Duca da Roma, lo scomunicò e ne fece arrestare la sorella e la madre. Gli fu confiscato il castello di Paliano che il Papa diede al nipote Giovanni Carafa.

Marcantonio Colonna andò a Napoli, dove venne raggiunto dalla madre e dalla sorella fuggite a loro volta, dove era stato eletto comandante delle truppe dal re di Spagna Filippo II. Tra il re di Spagna ed il Papa era sorto un forte conflitto tanto che il Papa aveva esonerato i sudditi dall’obbedienza al re e questo aveva generato un fortissimo risentimento del sovrano che decise di inviare le sue truppe al comando del Duca d’Alba a conquistare lo Stato Vaticano.

Il 5 settembre  1556 le truppe spagnole insieme a quelle napoletane comandate dal Colonna attraversarono i confini con lo Stato Vaticano e velocemente conquistarono i territori della provincia allora denominata “marittima” avvicinandosi ad Anagni.

In città Papa Paolo IV aveva nominato capitano generale delle artiglierie e fortezze dello stato ecclesiastico Torquato Conti che, valente comandante resistette al primo assalto delle truppe imperiali. Successivamente, però, avendo gli spagnoli creata una postazione presso San Pietro in Vineis da cui bombardare Porta Cerere e le truppe di Marcantonio Colonna una sul colle San Francesco per colpire l’omonima porta, il Conti, resosi conto della fortissima disparità delle forze in campo, la notte del 15 settembre abbandonò Anagni al suo destino. Il giorno successivo gli spagnoli entrarono dalla breccia formata dal cannoneggiamento che aveva praticamente demolito ciò che rimaneva dell’antica torre romana costruita accanto alla Porta Cerere, e si diedero al saccheggio della città.

Furono incendiate case, uccise persone, incendiato il preziosissimo archivio ecc..Tante furono le rovine che con le macerie, negli anni successivi si realizzò Piazza Cavour. L’occupazione durò un anno fino al 13 settembre 1557 quando fu stipulata la Pace di Cave, tre giorni dopo la morte di Paolo IV. A Roma la morte del Papa fu accolta con grande entusiasmo perché il popolo dovendo contribuire alle spese militari era stato pesantemente colpito dalle tasse e la miseria dilagava; in questo clima Marcantonio II Colonna fu accolto nella città eterna come un trionfatore mentre la folla avendo decapitato una statua del pontefice la gettava nel Tevere. Successe a Papa Paolo IV,  Papa Pio IV e fu la fortuna del Colonna che riebbe tutti i suoi possedimento otre a cariche importanti fino a quando nel 1571 partecipò alla famosissima battaglia di Lepanto come comandante della flotta veneziana.

L’ammiraglio di tutta la flotta era Don Giovanni d’Austria, che era un Asburgo ovvero dell’allora casa regnante spagnola, di cui ho ricordato la spada. La vittoria di Lepanto bloccò per sempre l’avanzata turca in occidente. Abbiamo visto come la spada di Don Giovanni d’Austria, spagnolo, sia la stessa del nostro affresco e, quindi, è chiaro che era la stessa usata anche nell’assedio di Anagni, dandoci quindi una data certa di quando fu eseguita l’opera ovvero entro il 1557 quando ancora ad Anagni c’era l’artista spagnolo che l’ha dipinta confermando anche quanto risulta evidente dallo stile e dalla composizione.

Il motivo per cui si ritenne opportuno creare una cappella così preziosamente affrescata in un luogo praticamente inaccessibile ai più e proprio dove vi era stato l’accesso in città sta, probabilmente nel fatto che gli spagnoli, profondamente cattolici, avessero voluto in qualche modo ringraziare il Signore per la vittoria e farsi perdonare dall’aver combattuto comunque contro il Pontefice. L’immagine della spada che, forse, colpisce il demonio potrebbe anche ricordare che alla fine il vero bene, chi sta della parte giusta, gli spagnoli, vince il male, da chiunque rappresentato.  Il comandante Marcantonio Colonna è sepolto insieme alla moglie nella chiesa di sant’Andrea nella sua Paliano, mentre ad Anagni una Cappella semi abbandonata ricorda il suo valore.

Ma questa Cappella, ci ricorda anche un’altra storia fantastica legata ad un mito antico, che parte dal romanzo cavalleresco “Parsival” ed arriva fino ai nostri giorni con le avventure di Indiana Jones ; il Santo Graal.

Il Graal era un recipiente, un bacino forse d’argento che i Celti usavano per raccogliere il sangue delle vittime sacrificate. Nel XII sec. d.c. comparve un romanzo epico il “Parsival” che raccontava delle avventure di un cavaliere che andava alla ricerca del Graal ovvero della coppa in cui Gesù bevve il vino nell’ultima cena o, in altre versioni, in cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue del Cristo che sgorgava dal costato. Questo oggetto aveva secondo la tradizione il potere di dare l’immortalità.

Moltissime coppe sono conservate in varie chiese del mondo che sono ritenute essere il Santo Graal. Anche Anagni lo può ancora mostrare fin dal 1500, nello splendido affresco della Cappella di Porta Cerere.

 

 

Guglielmo Viti, Archeologo

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