Zoega e lo stemma di Olevano Romano

L’origine dello stemma di Olevano Romano trae, quando una colonna di soldati olevanesi ruppe l’assedio di Roma riuscendo a rifornire la città con viveri e vettovaglie; esso fu accordato dal Senato della Repubblica Romana (1849) a seguito di questo atto di coraggio, lodato dallo stesso Garibaldi che osservando i cittadini olevanesi disse di loro “Scalzi, sporchi, laceri, ma con certi coltelli …”.

Lo scudo reca l’acronimo SPQR ed è costituito da tre piccole colline, dalla cui centrale si eleva una pianta d’ulivo.

Lo stemma di metallo ospitato nell’aula consiliare, è invece il dono di uno dei numerosi artisti che vissero periodicamente a Olevano nel corso della storia; la città e le sue campagne avevano infatti affascinato molti stranieri che vi soggiornavano nei periodi estivi o addirittura vi si fermarono per anni.

Tra questi ricordiamo Villheim Zoega Bang, che fece dono dello stemma nel 1965, facendolo realizzare dalla bottega di cesellatori Mortet, in Roma, che operano dal 1890.

Zoega giunse ad Olevano nel 1937, secondo la tradizione orale a dorso d’asino e ubriaco fradicio, era un giovane accademico di appena vent’anni, che ispirato dalla scia romantica lasciata da pittori scandinavi dell’800, aveva deciso di trascorrere del tempo nella cittadina per formarsi ed affinare la sua tecnica pittorica. In Italia arrivò anche grazie a una generosa borsa di studio offerta dalla Fondazione d’Arte Scandinava.

“William” per gli amici, perché Villheim era impronunciabile per i locali, fece fin da subito molte conoscenze e strinse amicizie, vivendo uno stile di vita libertino, stando però attento a non offendere mai il pensiero più bigotto che caratterizzava quell’epoca.

Per finanziarsi Zoega, si improvvisò guida turistica per compatrioti danesi, accompagnando le comitive tra le vie del paese, che venivano accolte in maniera festosa dalla popolazione olevanese, che ci teneva in particolar modo a manifestare la propria calorosa accoglienza agli stranieri; donne, bambini, anziani, tutti coloro che non erano al lavoro si adoperavano per far sentire benvenuti gli ospiti nordici. Questo accadde a cavallo degli anni’60 e ’70 dello scorso secolo.

Successivamente Zoega si trasferì a Roma, ma lasciando il cuore ad Olevano, decise di acquistare una casa nel centro storico dove veniva con la moglie Birgit nei fine settimana durante l’anno e lunghi periodi durante la stagione estiva; i coniugi si erano arricchiti anche grazie a una fortuita vincita di una lotteria del Portogallo.

L’abitazione dei due coniugi danesi venne chiamata da tutti “casa Zoega” (oggi casa danese), essi si integrarono con la comunità olevanese talmente tanto bene, che Vilheim fu nominato cittadino onorario nel 1965, cosa che poi scaturì il dono di riconoscenza con lo stemma ancora oggi esposto al palazzo del comune.

La memoria e il ricordo di Zoega sono ancora oggi molto forti, l’artista è deceduto nel 1989 all’età di 72 anni, molti dipinti sono ancora conservati nella casa che Vilheim e la moglie abitarono ad Olevano e raffigurano diversi periodi della vita dell’artista o i suoi sogni.

Prevalentemente i dipinti raffigurano i paesaggi bucolici della campagna olevanese tanto apprezzata dagli artisti stranieri che hanno transitato nella cittadina, gli olivi sono spesso protagonisti; altre rappresentazioni riguardano il centro storico del paese, persone nelle strade o intente a mangiare nelle trattorie locali sorseggiando del buon Cesanese.

Nonostante Zoega non aspirasse a diventare un artista famoso, la pittura fece sempre parte della sua vita e fu uno degli aspetti più importanti di essa, proprio per questo il suo più grande sogno era quello di continuare la tradizione degli artisti danesi in Olevano.

Alla sua morte purtroppo la vedova Birgit dovette vendere la casa coniugale per ragioni economiche, ma sopravvisse pochi anni al marito, ed ora riposano assieme nel cimitero acattolico di Roma. Il sogno di Zoega però si realizzò dopo la sua morte, grazie all’interesse di molti artisti danesi e dell’ospitalità olevanese, che hanno potuto celebrare il ritorno dell’arte nordica tra le campagne di Olevano Romano.

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