PIGLIO: 103 anni fa veniva fondata a Roma la “Milizia di Maria Immacolata”.

Correva l’anno 1917, il mese di Ottobre, il giorno 17, quando San Massimiliano Kolbe insieme ad altri sei confratelli tra cui P. Quirico Maria Pignalberi OFM conv. ora Venerabile, fondava la “Milizia di Maria Immacolata”, attualmente diffusa in tutto il mondo con oltre tre milioni di iscritti.
“La milizia di Maria Immacolata – scrisse padre Kolbe- è una visione di vita cattolica sotto forma nuova, consistente nel legame con l’Immacolata, nostra mediatrice universale presso Gesù.
Suo scopo è impegnarsi nell’opera di conversione dei peccatori, eretici, scismatici in particolare dei massoni, e nell’opera di santificazione di tutti sotto il patrocinio e per la mediazione di tutti sotto il patrocinio e per la mediazione di Maria Immacolata”.
Ma chi era San Massimiliano Kolbe?
 Kolbe, nato l’8 gennaio 1894 presso Lodz in Polonia e battezzato come Raimondo, fu accolto nel 1907dai frati Minori Conventuali di Leopoli dove prese il nome di Massimiliano Maria.
A Roma, dopo avere assistito ad un corteo di massoni che inalberavano uno stendardo in cui Lucifero schiacciava san Michele Arcangelo, per propagandare la devozione alla Vergine (colei che schiacciò la testa al serpente) fondò la “Milizia di Maria Immacolata” e, tornato in Polonia, la rivista “Il Cavaliere dell’Immacolata”; inoltre curò la costruzione di un convento a 40 km da Varsavia, che chiamò “Niepokalanów”, Città dell’Immacolata che, nel giro di 10 anni, arrivò a contenere ben 762 religiosi, tra sacerdoti, chierici e frati laici.
Nel 1930 si recò a Nagasaki, in Giappone e anche lì realizzò una comunità francescana sul tipo di Niepokalanów: “Mugenzai no Sono” (Giardino dell’Immacolata).
Tornato in Polonia, si dedicò soprattutto all’attività vocazionale ed editoriale: al “Cavaliere dell’Immacolata” e al “Il Piccolo Giornale”.
Con l’invasione nazista della Polonia fra Massimiliano fu arrestato il 17 febbraio 1941 e deportato ad Auschwitz dove, in agosto, essendo evaso un detenuto dal lager, dieci suoi compagni furono chiusi in un bunker per morirvi di fame.
Poiché uno dei prescelti urlava dal dolore pensando alla moglie e ai figli, il santo ottenne di sostituirsi a lui, e assistette tutti aiutandoli a morire cristianamente.
Il 14 agosto, essendo ancora vivo, fu ucciso con una iniezione di fenolo.
Giovanni Paolo II lo canonizzò nel 1982: alla cerimonia era presente l’uomo salvato da lui, Francesco Gajowniczek e un gruppo di Piglio insieme a P. Bonaventura De Angelis.
Il ricordo di padre Kolbe è rimasto vivo e caro al cuore della popolazione pigliese, che ha voluto darne un segno tangibile con l’installazione di una croce in ferro alta 4 metri sul monte Scalambra il 17 Ottobre 1982 alle cui falde si adagia il convento di San Lorenzo.
Giorgio Alessandro Pacetti

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