Il Santuario della SS. Trinità di Vallepietra

Il Santuario di Vallepietra, è uno dei più conosciuti ed amati del Lazio. Molte le compagnie di pellegrini, che partono dalle località della provincia di Roma, Latina e Frosinone, ma molti altri anche dall’Abruzzo.

Cenni storici

 

Ma come nasce il mito della SS. Trinità?

Vi sono due “leggende” accreditate; la prima racconta di due cristiani ravennati, fuggiti da Roma, perseguitati da Nerone, che furono poi raggiunti da Pietro e Giovanni apostoli, sul Monte Autore, dove un apparizione angelica, portò loro del cibo e fece scaturire la sorgente d’acqua.

Mentre il giorno seguente apparve la SS. Trinità che benedisse il Monte Autore al pari dei luoghi della Terra Santa in Palestina, glorificando quel luogo con l’apparizione del dipinto sacro nella grotta dove poi sarebbe stato costruito il Santuario.

La seconda leggenda, che è quella più sentita dalle popolazioni locali, riguarda un contadino che stava arando con dei buoi sulla sommità della rupe, ma gli animali sfuggirono al controllo e caddero nel precipizio; l’uomo scese lungo il costone raggiungendo il ripiano sottostante e si accorse con stupore che l’aratro era rimasto impigliato in una sporgenza della roccia, i buoi invece erano inginocchiati in una piccola grotta, dove era comparso il misterioso dipinto.

Si narra anche che successivamente alcuni pittori tentarono di restaurare o rimaneggiare la pittura, ma al primo scomparvero i colori, mentre il secondo venne addirittura accecato!

L’ipotesi storica, invece fa risalire l’opera del dipinto a dei monaci orientali, dovuta al fatto che l’affresco raffigurante tre persone benedicenti alla “greca”, possa rifarsi alla chiesa ortodossa e anche la toponomastica dei luoghi circostanti richiamerebbe all’oriente; il Monte Autore, infatti, sino al secolo scorso si chiamava Sion e la regione abruzzese più vicina si chiama Cappadocia, come la regione Turca.

Altre fonti indicherebbero la fondazione del Santuario per opera di San Domenico da Sora; tuttavia, c’è un episodio interessante accaduto proprio l’anno scorso, in cui una pellegrina, nel tentativo di recuperare un oggetto caduto, scivolò in una scarpata di fronte al Santuario, venendo recuperata quasi illesa, come i buoi della leggenda … che sia esso un miracolo della SS. Trinità? Chissà …

 

Il pianto delle zitelle

 

Il pianto delle zitelle è un canto sacro introdotto nel 1700, che coinvolge le donne nubili, raccolte nel piazzale del Santuario la mattina della festa della SS. Trinità; le donne, vestite di bianco, ad eccezione della Madonna vestita di nero, invitano i pellegrini alla conversione, rievocando il pianto della Passione di Cristo.

Infatti, una delle celebrazioni della SS Trinità, ripropone la sofferenza di Gesù e la sua crocifissione; il canto originale era stato composto da Francesco Tozzi, Abate del Santuario dal 1685 al 1725, venne poi rimaneggiato da Don Luigi Tozzi nel 1835 ed infine nel ‘900 da Don Salvatore Mercuri.

Simboli del Pianto delle Zitelle, sono il calice, le funi, la mano (sacrilega), la colonna (dove venne legato il Cristo), le spine e la corona, i chiodi, il fiele, la lancia, il crocifisso e la croce, i personaggi di Giuda, Pilato, la Marta, la Maddalena e la Madonna.