A Olevano una bella storia d’ arte e d’ amore

Joseph Anton Koch e Cassandra Ranaldi

Era l’epoca in cui ricchi aristocratici e migliaia di artisti europei venivano in Italia a perfezionare il loro sapere o a cercare ispirazione artistica e arricchimento culturale nel confronto con i paesaggi e le opere d’arte del Bel Paese.

Tra questi un giovane pittore di 26 anni, Joseph Anton Koch, figlio di contadini, cresciuto nel Tirolo austriaco appartenente ad una famiglia numerosa composta da dieci fra fratelli e sorelle. Nell’età infantile, Joseph Anton aiutava il padre nei lavori in campagna, dedicandosi in particolar modo alla cura del gregge di famiglia. Il tempo concessogli dall’attività di pastorizia gli permteva di esprimere sin da giovane il proprio talento artistico, che si manifestava nella rappresentazione dei paesaggi bucolici che lo circondavano, coltivando fin da piccolo la sua passione non solo per la pittura ma anche per Dante Alighieri, tanto da diventare in seguito uno dei più rinomati illustratori della Divina Commedia.

Grazie alla borsa di studio di un mecenate, nel 1874 anche Josepf Koch potè seguire, lui che non era nobile né ricco, il sogno del Gran Tour in Italia. Dopo avere attraversato a piedi le Alpi, visitò varie città d’arte italiane e andò formandosi il suo stile nell’ incontro con l’ambiente italiano. A Roma si integrò rapidamente nel cerchio artistico degli artisti tedeschi romani, alloggiando in Via Sistina e frequentando assiduamente il Caffè Greco, dove ancora oggi è presente un suo ritratto.

A partire dai primi anni dell’800, quando la campagna romana divenne oggetto delle sue pitture, Koch scopre, alle porte di Roma, annidato tra le rocce, Olevano Romano, che con il suo querceto, la Serpentara, gli offre soggetti infiniti. Il Paesaggio con il sacrificio di Noè e il Paesaggio con arcobaleno sono tra gli straordinari frutti del suo nuovo modo di contemplare la natura.

Olevano, la prima colonia d’artisti in Europa: il nuovo paesaggio per il XIX secolo

I primi a giungere a Olevano furono artisti provenienti dalle zone alpine seguendo le orme di Koch, Gottlieb Schick e, nel 1805, Christoph Friedrich Dörr. Prima del il 1806 il pittore tirolese venne raggiunto da Jakob Christoph Miville, di Basilea, e tra il 1810 e il 1812 dall’artista svizzero Ludwig Vogel, Hieronymus Heß da Basilea seguì le ormedi Koch nel 1819 e, sempre nello stesso anno, dalla stessa città arrivarono anche Friedrich Salathé, figlio di contadini, insieme ai suoi amici pittori Samuel Birmanne e Jakob Christoph Bischoff, economicamente più benestanti.

Allora i due borghi medevali, Olevano Romano e Civitella (Bellegra), divennero nel corso del XIX secolo mete preferite di paesaggisti provenienti da tutta Europa. Innumerevoli le tele che ritraggono i villaggi, le vedute, i boschi, le aree rocciose della regione. Il bosco di querce tra Olevanoe Civitella, la Serpentara, offriva motivi paesaggistici, con massi e tronchi nodosi e attorcigliati come serpenti, tali che nei primi anni del XIX secolo circolavano in Europa quali modelli di fondali o di dettagli da riprodurre nei dipinti.

Ludwig Richter, che come vari altri pittori del suo tempo visitò la regione, raggiunse Olevano per la prima volta nel 1824, e così scrive della Serpentara nelle sue memorie:
“La Serpentara, della quale ho sentito parlare così tanto, sembra essere una terra creata appositamente per un pittore. A mezz’ora di distanza da Olevano si eleva una collina coperta da un bosco di querce, con sentieri tortuosi che si inerpicano tra rupi e massi rocciosi dove qua e là crescono ginestre, ginepri e rose selvatiche. Questo genere di paesaggio con ovunque macchie boschive pittoresche sembra essere adatto per dipingere primi piani molto differenziati. I paesaggi dei dintorni, ma anche quelli più lontani, sono anch’essi di una bellezza travolgente!”

Ludwig Richter, Serpentara

A Olevano, la svolta dell’esistenza: il matrimonio

Ma per Koch l’Italia non fu soltanto un’esperienza artistica; divenne anche la scelta di un destino umano e familiare. La svolta della sua esistenza avvenne intorno al 1804 quando a Olevano Romano fece la conoscenza della donna che doveva sposare, Cassandra Ranaldi, figlia di un vignaiolo del posto.
Il matrimonio fu un fattore essenziale del processo di italianizzazione di Koch. Da allora, con la sola interruzione di un soggiorno a Vienna, tutta la vita di Joseph Anton e di Cassandra trascorse fra Roma e Olevano, dove si recavano durante l’estate. A Roma, Koch alloggiava e lavorava fra Trinità dei Monti e Quattro Fontane e si incontrava con gli amici e colleghi al famoso Caffè Greco, che gli serviva anche di recapito per la corrispondenza con la Germania. Sintomatica della sua integrazione nel mondo romano era la firma delle lettere: “Il vostro Sepp, tirolese di Roma”.
Di Cassandra i contemporanei dicevano un gran bene. L’amico Ludwig Richter scriveva, a proposito delle difficoltà economiche del ménage: “Egli aveva però una moglie efficientissima ed economa, che lo rendeva, nonostante le preoccupazioni, allegro, sereno e incredibilmente laborioso.” “Un pittore è come un cavaliere errante, la cui vita senza una Dulcinea assomiglia a un lume senza olio, a un mulino senza acqua, a un forno senza fuoco” Cassandra rimarrà per tutta la vita la sua “silenziosa, laboriosa Penelope”.

La casata fondata da Joseph Anton Koch e da Cassandra Ranaldi

Ebbero tre figli: la prima, Elena, nacque a Roma nel 1811, ed è sepolta con i genitori nella tomba di Koch al camposanto teutonico al Vaticano, all’ombra della cupola di San Pietro. Elena si sentiva già completamente romana, pur avendo sposato un bavarese, il pittore allievo di Koch, Michael Wittmer. Basta ricordare una circostanza della sua vita: all’età di cinquant’anni dovette a malincuore lasciare Roma per seguire il marito in Baviera. Ma restata vedova, Elena, ormai settantenne, tornava a stabilirsi a Roma insieme a quattro dei sette figli. La sua progenie è oggi sparsa anche in Germania, in Svizzera, in Spagna, in Brasile e in Australia; ma molti sono rimasti a Roma e tra questi si distinguono le famiglie Bretschneider, Hausmann, e Curti Gialdino.
I due figli maschi di Joseph Anton, Camillo e Augusto, sposarono a Roma due ragazze della casata dei marchesi Lecce. Augusto, pittore anche lui di un certo talento, è quello da cui discendono tutti gli attuali Koch romani come pure i rampolli delle figlie e nipotine che hanno assunto altri cognomi. Alcuni hanno ereditato e perpetuato il genio artistico dell’avo, come uno dei figli di Augusto, l’eminente architetto della Roma umbertina Gaetano Koch; altri si sono distinti nelle professioni liberali, come i Lodoli, o nelle attività economiche e nel servizio pubblico, fra cui tre Koch diplomatici di tre successive generazioni.

Benché siano passati più di 180 anni dalla morte di Koch e la sua progenie sia già arrivata alla settima generazione (benvenuto al nipotino Lucas Robert, nato il 17.08.2014, primogenito di Nicolas Koch) i discendenti sono tuttora molto sensibili al culto dell’illustre antenato e mantengono un’ammirevole solidarietà familiare. E va sottolineato che, pur essendo Koch classificato, come pittore, nella storia dell’arte germanica, e pur essendo i suoi discendenti sparsi in tre continenti, tutti si riferiscono a Roma come alla culla della casata da lui fondata e a Olevano Romano come il paese dove il capostipite si realizzò come artista e come uomo, sposando la donna della sua vita, la bella Cassandra.

Panorama di Olevano Romano

Condividi