L’ Organo Bonifazi

 della Collegiata Santa Maria Assunta di Trevi nel Lazio

Che la Comunità di Trevi nel Lazio abbia sempre dimostrato l’attaccamento alla fede e ai suoi monumenti di fede è ampiamente dimostrato dalla sua storia. Dal XII secolo quando in terra di Trevi sorgevano oltre 21 chiese, che vennero col tempo incorporate a S. Maria o andate distrutte, fino al 1836, quando si scriveva: “Quasi in ogni epoca Trevi fornì quasi tutta l’Abbazia di Subiaco tanto di maestri, che di arcipreti e di curati, come anche al presente succede.” Fenomeno questo che non si limita al solo XIX secolo ma che accompagna tutta la storia della comunità di Trevi, ponendola al vertice della classifica dei centri religiosi-culturali d’Italia e d’Europa. Infatti su una popolazione media annua che si aggirò nei secoli intorno ai 2000 abitanti, fiorì uno stuolo di vocazioni religiose, rappresentanti di una cultura umanistica, filosofica e giuridica, verso la quale il popolo trebano ha sempre dimostrato particolare sensibilità.

Testimone prezioso del passato, l’ organo Bonifazi dal 1634 è uno splendido esempio dell’ enorme ricchezza umana, culturale, storica e artistica di Trevi. “Il suono dell’organo ha accompagnato ogni momento di festa della nostra comunità, basti pensare alle solenni funzioni del Natale, di Pasqua, di San Pietro Eremita, ai celeberrimi Mattutini, ai momenti più importanti della vita di ogni donna e uomo del nostro paese”, ricorda l’attuale Sindaco, Silvio Grazioli.
Una lunga storia quella dell’organo Bonifazi che, arrivato al secolo scorso ha dovuto subìre vari restauri. Dopo quello operato sotto l’arciprete don Gianni Curcio nel 1947 dai Fratelli Spadaro di Affile, i quali per lire 65 mila lo ripulirono e l’accordarono, si rese presto inservibile e restò per circa un decennio inutilizzato. Nel 1968 fu riattivato dal maestro organaro Leandro Buccolini di Roma, il cui restauro, se fu tecnicamente imperfetto, permise la riutilizzazione dello strumento, con decoro delle sacre funzioni. Nel 1976 un altro intervento di restauro, con sostituzione di registri e modifica dell’intonazione, fu effettuato dalla ditta Piccinelli di Bergamo.

Giunse poi il degrado finale che impressionò l’ultimo parroco. Infatti fin dall’inizio del suo servizio pastorale nella Parrocchia di Trevi, il Parroco, Mons.Alberto Ponzi, resosi conto dell’enorme importanza storico-artistica dell’organo che non veniva più suonato, a causa del suo degrado e della insufficiente sicurezza della cantoria, avviò uno studio sull’organo nonché un progetto esecutivo sul restauro, compreso il restauro della parte lignea dell’organo e dei dipinti murali adiacenti.
I lavori di restauro, iniziati il 7 giugno 2006, sono stati ultimati il data 15 dicembre 2008, con i ringraziamenti di Mons. Alberto Ponzi, Arciprete Parroco: “Grato alla Ditta Bevilacqua e al M° Luca Salvadori, che si sono generosamente prodigati per la riuscita del restauro, un grazie di cuore va espresso al Sindaco e all’Amministrazione Comunale tutta, alla Cei – Beni Culturali Ecclesiastici, alla Soprintendenza, all’infaticabile collaboratore Albino Petrivelli,ad Angelo Barbona e all’intera Comunità per avere contribuito alla realizzazione del complesso e oneroso intervento di recupero”.
Il restauro dell’organo della Collegiata di S.Maria Assunta rappresenta per Trevi un elemento centrale nel panorama storico-culturale e religioso, in quanto il valore artistico e monumentale dell’opera supera i confini del territorio comunale, conquistando un rilievo nazionale di assoluto spessore, come ha affermato il Sindaco di Trevi, Silvio Grazioli.
L’Organo è opera assai pregiata di Ennio Bonifazi, celebre organaro che operò nella prima metà del XVII secolo, lasciandoci opere tra cui l’organo giubilare in San Giovanni in Laterano a Roma, cui lavorò insieme al conterraneo Luca Blasi.

La storia dell’organo rappresenta una parte della storia della comunità trebana. Fu voluto fortemente da Giovanni Paolo Ciglia, un importante proprietario terriero di Trevi che aveva la casa proprio nella piazza di fronte la chiesa e che lo dotò di una rendita per poter pagare l’organista. Il Bonifazi ricevette l’incarico tramite atto pubblico redatto il 12 luglio 1633 alla presenza del Sindaco Remolo Battista, detto Pollastro.
Il Bonifazi s’impegnò a costruire un organo distinto da 12 registri con i suoi flauti (11) ed in altrettanto numero di canne ed ottimi contrabbassi (12) che richiede il fiato di 3 mantici e distinto in tre castelli. Per le canne in mostra fu adoperato stagno d’Inghilterra.
Le decorazioni lignee della cassa furono richieste ai maestri Andrea Cauretto di Paliano e Michelangelo Nardi di Trevi.Dopo un anno di lavoro l’organo fu collaudato dai maestri Giulio Regio di Subiaco e Filippo Minolli di Atina: «asserentes dictum organum pulsasse singulatim et per singulum registrum singulasque cannas».
L’importo pattuito fu di 400 scudi, di cui 300 versati dal Ciglia mentre i rimanenti 100 da parte della Comunità. Il costo complessivo dell’organo fu di 1200 scudi, secondo quanto riportato da Dante Zinanni nel suo libro su Trevi.
L’organo fu realizzato a cavallo degli anni 1633-1634, ed ha facciata a 3 campate, ciascuna con la canna centrale a tortiglione, fregi lignei intagliati e dorati, registri potenti e dolci, che, dopo accurata opera di restauro, conservano intatta la freschezza timbrica. Finalmente è tornato in grande onore l’organo a canne di Trevi secondo quanto disposto dal Sacrosantum Concilium del 4 dicembre 1963 che recita “ Nella chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, come strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere mirabile splendore alle cerimonie della chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle realtà celesti”

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