Rutuli

Il popolo nato da una pioggia d’oro

Storia e leggenda si intrecciano nell’origine e nelle vicende dei Rutuli, popolazione preromana assorbita in epoca storica dai Latini; la troviamo insediata fin dall’XII secolo a.C. tra la Valle del Tevere e quella dell’Astura, a metà strada tra Ostia ed Anzio, chiusa a sud dai monti e dalle paludi tra Ernici, Volsci e Latini, in villaggi posti sui pianori poco distanti l’uno dagli altri composti da piccoli gruppi di capanne, con una struttura di pali di legno, tetto di paglia e pareti di rami o canne ricoperte da un intonaco di argilla.

L’origine mitica di questo popolo che si identifica con la città e il territorio di Ardea è narrata da alcuni famosi miti comuni ai greci e ai romani. La leggenda di Danae è certamente la più conosciuta se continuò ad essere rappresentata in letteratura e in pittura fino all’età moderna e contemporanea: dalle Kylix attiche a Tiziano, Mabuse, Correggio fino al simbolista austriaco Gustav Klimt con la pioggia d’oro che feconda Danae nella raffigurazione del mito che diventa eros. Foto 1 KLIMT.

Danae di Tiziano (Napoli)

Era Danae la figlia del re di Argo, Acrisio, cui un oracolo aveva predetto la morte per mano del nipote; per evitare la profezia il re fece costruire una camera di bronzo sotterranea dove rinchiuse la figlia, ma Zeus sotto forma di pioggia d’oro la raggiunse penetrando dalle fenditure del tetto e nacque Perseo. Danae allora, chiusa in una cassa con il figlioletto dal padre, fu affidata alle onde e vicino alle coste laziali finì nella rete di alcuni pescatori, portata dal re Pilumno fu da lui sposata, dando origine alla città di Ardea e alla stirpe dei Rutuli, da cui discese Turno, nemico di Enea cantato nell’Eneide di Virgilio.
Ovidio nelle Metamorfosi riporta un’altra leggenda sulle origini della città rutula, l’airone, simbolo di Ardea, rinasce dalle ceneri della città bruciata dai Troiani vincitori dopo il duello tra Enea e Turno. Mentre Dionigi di Alicarnasso fa risalire la fondazione e il nome della città all’eroe Ardeias, figlio di Ulisse e di Circe.

Al di là della leggenda, gli studiosi non concordano sull’origine etnica di questo popolo, gli antichi lo ritenevano affine agli Etruschi adducendo la motivazione che Rutulus e Turno sono nomi etruschi, mentre alcuni moderni, come Massimo Pallottino, li considera di stirpe latina. Sono comunque tutti concordi nel ritenere i Rutuli una popolazione ricca e potente ed Ardea una città che divenne col tempo un importante centro sociale, politico e religioso che comunicava direttamente con il mare mediante l’ultimo tratto di due corsi d’acqua, con uno scalo marino , il Castrum Inui, legato agli antichi commerci delle coste laziali tra gli scambi del mondo etrusco, latino e greco.
La costa era una foresta sconfinata di lecci, querce da sughero, dune, laghi e fiumi, le cui foci divennero importanti scali costieri per gli interscambi commerciali; una via, ricostruita più tardi dall’ imperatore Settimio Severo, la Severiana, passando per i boschi litoranei congiungeva Ostia, Laurento, Ardea ed Anzio con i vari scali costieri.

Castrum Inui

Il Castrum Inui alla foce del fiume Incastro, emissario del Lago di Nemi, era dunque, secondo testimonianze letterarie un insediamento portuale antichissimo fondato da Silvio, figlio di Ascanio e nipote di Enea 1300 anni a.C., prese il nome da Inuo (Priapo), protettore della fertilità della terra. La tradizione vuole che ogni anno intorno al 10 agosto il dio si manifestasse benigno con una pioggia del suo seme fecondatore dal cielo, a garanzia di un ricco raccolto, sciame di meteore conosciuto come “le lacrime di San Lorenzo” in età cristiana. E proprio nel territorio ardeatino vicino al porto esisteva il celebre Afrodisium, santuario cosmopolita dedicato a Venere, dea dell’ amore e della fertilità, madre di Inuo-Priapo.
E’ nel corso del VII secolo che presso i Rutuli di Ardea culmina il processo di grandi trasformazioni economiche, sociali e culturali, grazie all’incremento demografico si sviluppò il commercio, l’artigianato locale (asce, armi, le famose spade ardeatine, fibule, anelli, braccialetti, collane), l’agricoltura con il dissodamento e la bonifica di terreni incolti. Per la sua posizione strategica, il suo impianto urbanistico e il suo sistema di triplici fortificazioni, la grandiosità dei templi arcaici e degli altri monumenti dell’acropoli, Ardea diventa il centro politico, economico e religioso dei Rutuli, “il popolo che in quella età e in quella regione era il più potente per le sue ricchezze”.

E proprio per impadronirsi delle sue ricchezze Tito Livio racconta che i Romani attaccarono Ardea durante il Regno di Tarquinio il Superbo; l’attacco respinto dai Rutili si concluse con un trattato di pace dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo. Nel 442 a.C. una colonia di Latini si insedia ad Ardea per difenderla contro i Volsci; nel IV secolo, dopo avere sconfitto i Galli sotto le mura della città, guidati da Furio Camillo liberarono la stessa Roma dall’occupazione gallica. Ora alleata dei Romani come nel trattato romano cartaginese del 348, ora colonia che rifiuta gli aiuti militari a Roma nella seconda guerra punica, dall’età imperiale Ardea segue le vicende politiche ed economiche di Roma.

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