Stupiti da Stupinigi

Alla scoperta di una delle residenze più belle d’Italia

 

Siamo capitati quasi per caso, mentre da Moncalieri ci dirigevamo verso la Sacra di San Michele, del tutto ignari dell’esistenza della Palazzina di Caccia di Stupinigi, forse meno famosa della Venaria Reale, ma di certo non meno importante in fattori architettonici ed estetici; è stata davvero una grande sorpresa e una piacevole scoperta!

 

La Palazzina eretta tra il 1729 ed il 1735, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1997, è sita in Nichelino, nella frazione di Stupinigi. Costruita per essere adibita all’attività venatoria, affonda le sue radici nel medioevo dove già era presente una fortificazione di proprietà dei Savoia-Acaja. Il castello passò poi nelle mani del duca Amedeo VIII di Savoia e dal 1439 al Marchese Pallavicino di Zibello.

Nel 1564 i Savoia rientrarono in possesso del complesso espropriandolo ai marchesi Pallavicino ed il castello e le terre circostanti vennero affidate all’Ordine Mauriziano, il cui Gran Maestro era il capo di Casa Savoia; fu nel ‘700 che Vittorio Amedeo II di Savoia, primo Re di Casa Savoia, attuò una radicale trasformazione dell’edificio da castello in residenza di caccia degna del nome della Casata.

Nel 1805 vi soggiornò Napoleone Bonaparte che vi si intrattenne con le maggiori cariche politiche ed ecclesiastiche di Torino, prima di recarsi a Milano per cingere la Corona Ferrea; nel 1808 anche Paolina Bonaparte con il consorte Principe Camillo Borghese soggiornarono nell’edificio. Finalmente nel 1832 la palazzina tornò di proprietà della famiglia reale.

Arrivando dal lungo viale di platani, ai cui lati ci sono edifici in mattoni un tempo adibiti a stalle e cascine, la Palazzina si staglia con il suo candore e le ampie finestre.

Il corpo centrale è di forma ellittica con quattro braccia che ricordano la croce di Sant’Andrea, domina dalla cupola sull’esterno una fedele riproduzione in bronzo del cervo quasi a ricordare la funzione delle residenza stessa, varie sculture a tema venatorio decorano le differenti terrazze.

Nella prima sala del percorso di visita troviamo la statua originale del cervo, realizzata da celebre scultore Ladatte ed alle pareti medaglioni in legno raffiguranti membri di casa Savoia .

Nelle sale successive splendide boiserie in legno ornano le pareti dell’antibiblioteca e biblioteca, mentre quadri esposti su moderni pannelli raffigurano i Savoia in età infantile.

Superate queste sale ed il corridoio di levante ci si immerge nella fiabesca bellezza della residenza, attraversando sale riccamente affrescate con scene che raccontano  cacce al cervo sia reali che mitologiche (mito di Diana e Atteone).

Il corpo centrale è sicuramente l’ambiente più spettacolare, la sala da ballo superbamente affrescata, dove campeggia un grande lampadario in bronzo dorato e cristallo di Boemia a ricordo di un fastoso matrimonio del 1773. Nelle sale laterali (appartamento del Re e della Regina) ci ha particolarmente colpito un medagliere con intarsi in avorio opera del grande ebanista Piffetti.

 

Così come nella maggior parte delle residenze Sabaude, anche a Stupinigi ci sono i “gabinetti cinesi”, con alle pareti originali tappezzerie in carta provenienti direttamente dalla Cina e raffiguranti scene di vita cinese.

 

La residenza oggi non è solo visitabile sotto l’aspetto storico culturale, ma anche per la presenza di mostre di vario genere, senza contare che è stata set di importanti film e serie televisive come, “Guerra e Pace” ed “Elisa di Rivombrosa”, recentemente ha anche ospitato vari concerti con artisti di fama internazionale.

 

La Fondazione Ordine Mauriziano proprietaria della Palazzina possiede anche l’Abbazia di Santa Maria di Staffarda e la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, mirabili gioielli di architettura gotico-piemontese.

L’abbazia di Santa Maria di Staffarda, poco distante dalla città di Saluzzo nel Cuneese, risale al 1135 ed è all’interno di un tipico borgo abbaziale con archittetture tra il gotico ed il romanico; al suo interno è custodito un polittico di rara bellezza realizzato dal saviglianese Pascale Oddone.

A Sant’Antonio di Ranverso siamo stati colpiti dalla particolare facciata della Precettoria, con decori tardogotici, dai tre portali  con splendide ghimberghe in cotto, dai pinnacoli che sormontano il tetto della chiesa e del campanile, quest’ultimo arricchito da tre piani di bifore.

L’interno ospita il più esteso ciclo di affreschi in Piemonte di Giacomo Jacquerio, maggior rappresentante della pittura tardo gotica piemontese, oltre ad un polittico di Defendente Ferrari che rappresenta la natività.

Un itinerario assolutamente coinvolgente, da percorrere sul tratto che collega Torino alla nota Sacra di San Michele, che invece contrariamente alle aspettative, abbiamo trovato deludente, sia sotto l’aspetto architettonico che quello organizzativo: la Sacra infatti si limita ad un unico ambiente di interesse ed a un affaccio panoramico dalle terrazze, sulle valli circostanti.

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