Cara bella Ciociaria

CIOCIARIA REGIONE STORICA DAI CONFINI SFUMATI

“La carta geografica della Ciociaria è una fantasiosa mappa letteraria dai confini vagamente sfumati. Per fortuna la nostra terra sta sempre sotto il segno della maga Circe, che possiede il potere di mutare le forme e l’ essenza delle cose viventi”, con queste parole si esprimeva Anton Giulio Bragaglia in relazione alla mancanza di confini ben definiti per questa Regione Storica, ma erano tempi in cui un grande regista e saggista come Bragaglia, nativo di Frosinone o un poeta come Libero De Libero, nativo di Fondi erano orgogliosi della propria identità ciociara, e tramite un codice emotivo comunicavano il loro attaccamento a questa terra.

Anton Giullio Bragaglia  e LIbero De Libero

 

Chi percorre la Ciociaria con l’animo di un viaggiatore non offuscato da campanilismo o dal desiderio di rifarsi una nuova identità, perché è doloroso ricordare le proprie radici legate ad una terra derubata e seviziata, non può fare a meno di leggere nel bel paesaggio agrario degli olivi o delle vigne l’assiduo lavoro dei contadini, o di ammirare le splendide costruzioni di un ricco passato, o di imbattersi in personaggi, un po’ briganti un po’ lavoratori, che ti squadrano con la diffidenza di chi non si fida più, da Cassino a Sora, all’alta Ciociaria, ma anche, al là dei Lepini a Sezze, Priverno, fino all’agro pontino un tempo percorso dalla malaria con cui convivevano e per cui morivano boscaioli, lestraioli, carbonari e butteri ciociari prima di veneti, friulani o romagnoli. Ne sono testimonianza i cognomi che da Sora, Cassino, Atina, Piglio, Filettino, Supino … ritroviamo a Sezze, Terracina, Nettuno, Ninfa, Latina e Roma. La Ciociaria non è solo mappa letteraria, nel tempo è divenuta mappa di chi si sposta per lavoro radicando la propria identità culturale oltre i confini geografici del paese di nascita.

                                                                 Ernest Heber,  Malaria

Oggi nell’Europa multietnica, nell’Italia dell’instabile potere politico, appare opportuna e necessaria una chiara delimitazione del territorio, se non si vuole correre il rischio non solo di perdere la propria identità, ma di essere fagocitati dalla metropoli e di trovarsi impreparati ai processi legati ad un necessario riassetto territoriale del Lazio. Che si allarghi la provincia del frusinate a tutta la regione storica Ciociaria, o che si avvii un processo per l’ istituzione della Regione Italiana Ciociaria o che la provincia di Frosinone rimanga in secondo piano dipenderà dalla coscienza e dall’ impegno di quanti non vogliono subire, ancora una volta, dall’ alto scelte decisionali determinanti per il futuro di questa regione storica.
La definizione dei confini della Ciociaria va individuata nella provincia pontificia di CAMPAGNA e MARITTIMA. Con le Gastaldie longobarde le terre dal Garigliano ai Colli Albani furono definite zona di Campagna, mentre quelle lungo il litorale tirrenico assunsero il nome di Marittima; successivamente il Sacro Romano Impero, che attraverso l’ incoronazione di Carlo Magno nel Natale dell’ 800, per mano di papa Leone III, trasse la propria legittimità statuale, riconobbe – a sua volta – la sovranità della Santa Sede.

La Santa Sede, già potenza sovrana con diritto attivo e passivo di legazione fin dal tempo di papa Damaso (secolo V) e feudataria del Ducato di Sutri concesso dal re Liutprando dei Longobardi nel 728, denominò la provincia “Campagna e Marittima” con capoluogo Frosinone, pure articolata in feudi mediati (fino al 1816 con il papa Pio VII), delle illustri famiglie nobili: D’ Aquino, da Ceccano, Cajetani, Teofilatto, Orsini, Anguillara, Conti, de Antiochia, Borgia, Colonna, della Rovere, Aragona, Gonzaga, Carafa, Doria Pamphili, Gallio; mentre come Abati Commendatari di Subiaco, tra gli altri, il cardinale Torquemada, il cardinale Rodrigo Borgia (papa Alessandro VI), il cardinale Barberini (papa Urbano VIII), il cardinale Giovanni Braschi (papa Pio VI). Nel 1836 papa Gregorio XVI concederà autonomia amministrativa alla zona Marittima, istituendone capoluogo Velletri, perché sede suburbicaria (oggi in provincia di Roma).

Quindi, al di là di chi si sente offeso dell’appellativo di ciociaro, noi che non siamo ciociari, ma amiamo questa terra “osiamo” affermare che il territorio della Ciociaria Storica è distribuito prevalentemente su tre province laziali: Roma, Frosinone e Latina, corrispondenti alle province dello Stato Pontificio (Campania et Maritima), nate dall’unione delle due circoscrizioni amministrative che avevano i loro vertici nelle città di Frosinone, Velletri (con Gregorio XVI), Terracina e gli storici municipi di Anagni, Alatri, Sora, Segni, Ferentino e Veroli. Nel contesto territoriale dello Stato pontificio vanno considerate anche le Abbazie (con le loro giurisdizioni e pertinenze feudali) di Subiaco e Montecassino, immediatamente soggette alla Santa Sede. Il territorio quindi comprende tutta la provincia di Frosinone. Alcuni comuni della provincia di Roma (Arcinazzo Romano/ ex Ponza, Olevano, Cervara, Roiate, Subiaco, Ienne, Affile, Colleferro, Cave, Segni, Valmontone, Carpineto Romano, Velletri, Artena, Cori), e comuni della provincia di Latina (Fondi, Itri, Sezze, Priverno, Sermoneta, Minturno, Gaeta, Terracina, Suio, Spigno Saturnia, Pisterzo, Prossedi, Campodimele, Lenola).
Riconoscersi ciociari di area pontificia o di area borbonica significa valorizzare una terra di antichissima civiltà che fornì supporto culturale alla grandezza di Roma nel suo circuito di comunità del Basso Lazio le cui origini sono ancora misconosciute per la tracotanza di chi non crede nell’identità culturale.

Cristina Amoroso
Membro onorario dell’Urse
Unione Regioni Storiche Europee

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