La morte viene dal cielo. Uragani come avvengono e come difendersi.

Come nasce un uragano? All’inizio con un po’ di semplice maltempo in mezzo all’oceano, solitamente durante la stagione estiva, quando l’acqua tiepida, evapora e sale verso l’alto, abbassando con l’umidità la pressione sotto di se, in pratica risucchiando via l’aria; l’aria raggiunge un punto limite in cui si raffredda e l’acqua polverizzata si condensa  formando le nubi e la pioggia se le gocce sono sufficientemente grandi e pesanti.

Non ci sarebbero problemi, sarebbe un comunissimo acquazzone, se non fosse che, l’acqua essendo particolarmente calda, con temperature tra i 26/30 ° evapora facilmente, soprattutto nelle aree tropicali, elevando dall’oceano una colonna d’aria calda e umida che va verso l’alto iniziando la sua trasformazione, togliendo energia calorifera all’oceano, verso l’atmosfera.

Il vapore arrivando in gran quantità e a gran velocità una volta che incontra il freddo si condensa, tornando liquido, ma restituendo l’energia calorifera sottratta e scaldando l’aria fredda intorno, che si espande a causa del calore; l’aria espandendosi si allontana dal punto originario raffreddandosi e tornando a scendere, venendo però richiamata dal punto di partenza, creando un ciclo, che appunto viene poi denominato “ciclone”.

Il ciclo aumenta se l’aria è più umida, poiché trasporta più calore e più si genera energia che spinge aria riscaldata verso l’esterno, la pressione si abbassa, creando condizioni di evaporazione più favorevoli dal mare e di conseguenza più umidità che ricomincia il ciclo vizioso.

Si forma così la tipica enorme nuvola di forma conica con al centro un anello di cielo limpido, l’occhio del ciclone, che però non è ancora classificabile come uragano.

Entra in gioco l’effetto Coriolis, così definito in onore del fisico francese che lo descrisse nel XIX secolo, ovvero la deviazione verso destra dell’aria che discende, a causa della rotazione terrestre, creando una sorta di spirale, che prende sempre più velocità a seconda del fenomeno di evaporazione/condensazione spiegato sopra; immaginate di avere un fucile di precisione, quello che utilizzava il cecchino del film American Sniper: Ebbene, se voi sparaste su una lunga distanza in linea retta cercando di colpire una mela, quasi certamente la manchereste! Ma non perché non siete bravi, ma proprio a causa di questo movimento di rotazione, che sposterebbe voi e la mela, ma non il proiettile che viaggia nell’aria, che proseguendo la sua corsa nella medesima traiettoria non potrebbe mai colpire il bersaglio, a meno che voi sparando di traverso, non aveste prima calcolato questa variabile.

 

Hurricane

 

Come nasce allora l’uragano? Adesso che abbiamo tutti questi fattori, l’acqua dell’oceano riscaldata (magari dal riscaldamento globale causato dall’inquinamento), che evapora e sale verso l’alto, condensa pompando sempre più calore tra oceano e atmosfera, l’effetto Coriolis che risucchia aria dall’occhio del ciclone e favorisce la nascita di venti molto forti, che accelerano il ciclone ed otteniamo un vortice impazzito che ruota su se stesso al centro di una zona relativamente calma, ovvero l’occhio.

Fortunatamente gli uragani possono formarsi solo in zone vicine all’Equatore, come il Golfo del Messico e in pieno oceano dove si formano le correnti calde ed il fenomeno richiede la presenza di molta acqua per generarsi, di una grande superficie dove svilupparsi e attingere energia; inoltre è necessario che ci sia poco vento, sempre costante che non vada a spezzare il ciclone, oltre a una notevole differenza di temperatura tra l’aria in superficie e quella in atmosfera.

Gli uragani sono rari proprio perché le condizioni di formazione devono attenersi a molti requisiti e ci sono molti elementi che possono spezzare il ciclo, come l’incontro con una zona d’acqua fredda, isole che ne arrestino l’avanzata oppure venti forti improvvisi; anche il sopraggiungere dell’uragano su una ampia zona di terra lo indebolisce notevolmente, poiché non c’è più la presenza di acqua calda ad alimentarlo e bisogna solo attendere che esaurisca l’energia sovrastante.

 

Gli uragani più disastrosi di sempre

 

Quali sono stati gli uragani più distruttivi?

Durante il secolo scorso si può certamente ricordare quello di Galveston, nel Texas, avvenuto nel 1900, che fu anche il più tragico per numero di vittime, uccidendo oltre 12000 persone, anche se quello che ha ucciso di più in assoluto (a memoria umana) è avvenuto nel 1780 sui Caraibi mietendo 22.000 vittime.

 

Okeechobee, noto anche come uragano San Felipe Segundo si abbattè sugli Stati Uniti nel 1928, uccidendo 4000 persone, di cui 2500 morirono annegate a South Bay, classificandosi come il secondo per vittime nella storia statunitense.

 

Labor Day, 1935, fu registrato come il più intenso, devastando le Florida Keys e fece centinaia di vittime, numeri che andarono a diminuire anche grazie a una urbanizzazione più resistente e a una maggiore prevenzione dei fenomeni.

Camille, nel 1969 si abbattè con venti a 300 km/h causando moltissimi danni negli stati meridionali e decine di vittime

Andrew, che nel 1992 investì le Bahamas e gli Stati Uniti, uccidendo 65 persone causando danni per 20 miliardi di dollari in Florida.

Nel 2005, certo ricorderete tutti la terribile Katrina, che ad agosto di quell’anno imperversò nel sud degli Stati Uniti uccidendo ben 1800 persone, facendo miliardi e miliardi di dollari di danni e distruggendo ed inondando New Orleans, per un totale di 100 miliardi di dollari di danni.

Infine è stato il turno di Sandy, che nel 2012 aggredì la Giamaica, Cuba, Bahamas, Haiti, la Repubblica Dominicana e la costa orientale degli Stati Uniti facendo centinaia di morti e 63 miliardi di dollari di danni.

Un bollettino di guerra inquietante, che è destinato a salire e moltiplicarsi, se non verranno attuate immediate soluzioni per arrestare i cambiamenti climatici, che d’altronde si sono mostrati in Europa e anche in Italia, negli ultimi anni con trombe d’aria e mini-tornado formatisi nel Mediterraneo.

 

Come sopravvivere a un uragano

 

Quali sono le regole basilari per sopravvivere a un uragano?

Se vivete in una zona a rischio o vi ci dovete recare per lavoro o vacanza, certamente saranno utili questi accorgimenti, che potranno alzare la percentuale di sopravvivenza; la prima regola è quella di disporre di un kit d’emergenza ed essere partecipe alle varie sessioni di addestramento organizzate dal comune di residenza, ma anche esercitarsi tra i membri del nucleo familiare o conviviale per cessare l’erogazione di luce e gas in tempi brevi se si venisse colti alla sprovvista.

  • L’acquisto di un generatore potrebbe rivelarsi utile per sopperire in caso di lunghe interruzioni dell’energia elettrica, disporre di una borsa con medicinali, vestiti asciutti, coperte e viveri a lunga scadenza e acqua potabile, che possano garantire la sopravvivenza per 2 o 3 giorni in attesa dei soccorsi.

 

  • Disporre sempre di una torica a portata di mano e di una radio a batterie che vi tenga aggiornati sulla situazione, se ne avete la possibilità, specialmente nelle fragili abitazioni di legno americane, costruire un ambiente sotterraneo, oppure una “stanza antipanico”, realizzata da professionisti con materiali resistenti e standard di sicurezza più elevati.

 

  • Mettere in sicurezza la casa con largo anticipo, se siete a conoscenza dell’arrivo della tempesta, potare gli alberi più pericolosi, rimuovere oggetti che potrebbero essere trascinati dal vento, quali tende, bidoni, sedie o tavoli, chiudere le persiane e rinforzarle con assi di legno, ristrutturare il tetto dove ci sia il pericolo di tegole “volanti”.

 

  • Seguire e obbedire al piano di evacuazione, spostandosi verso l’entroterra, cercando di non separarsi dagli altri membri della famiglia, utilizzando una sola autovettura per ridurre il rischio di incidenti o di creare traffico; se decidete di rimanere in casa o siete sorpresi dall’uragano riparatevi in uno scantinato, oppure in una stanza priva di finestre o da lampadari, come uno sgabuzzino, anche una vasca da bagno potrebbe diventare un buon riparo.

 

  • Non abbandonare il proprio rifugio se non al cessare del pericolo o in caso di rischio allagamenti, i telefoni potrebbero non funzionare, le linee essere intasate,la cosa migliore è attendere i soccorsi e fare affidamento sul proprio kit di primo soccorso.

Una volta terminata l’emergenza, fare attenzione a cavi scoperti, strutture o alberi pericolanti, perdite di gas e incendi, prestare soccorso ai feriti solo se si ha conoscenze e abilitazioni mediche, altrimenti limitarsi a stabilizzarli e tamponare perdite ematiche.

Questi consigli si prestano ovviamente anche per situazioni meno disastrose, ma che potrebbero verificarsi anche nel nostro paese, o per altre forme di emergenza.

Condividi