Il Borgo degli opifici e la Cartiera di Subiaco

Storia ed evoluzione industriale della cittadina

Subiaco ha origini molto antiche, vi sono tracce pre-romane e romane, come ad esempio l’imponente villa di Nerone (quel che ne rimane) che usufruiva di ben tre bacini idrici artificiali, costruiti sbarrando il corso del fiume Aniene.

Ma il vero sviluppo di Subiaco è avvenuto nel medioevo con la nascita delle botteghe e la propensione per il commercio, anche grazie alla presenza dei monasteri che portavano di passaggio molti pellegrini, questo fece in modo che nascesse il borgo delle botteghe che successivamente divenne “Borgo degli Opifici” a seguito dell’industrializzazione e dello sfruttamento delle correnti fluviali.

Il borgo antico si trova strategicamente nella zona che va da piazza Sant’Andrea, fino a piazza Benedetto Tozzi, dove sorge anche il Borgo dei Cartai, essendo stata Subiaco in passato oltre che città della stampa, una sede importante per la produzione di questa risorsa.

Gli inizi

La cartiera di Subiaco fu voluta da Papa Sisto V nel 1587, avendo l’onore di servire l’intero Stato Pontificio di allora; il piccolo opificio divenne un polo di riferimento per tutta la penisola varcando anche i confini esteri, subendo anche un potenziamento nel 1636 con la costruzione della diga detta “La Parata”.

Lo splendore massimo fu raggiunto nel secolo successivo, con l’arrivo di mastri cartai da Fabriano e Pioraco, che introdussero la lavorazione della carta pregiata e grazie a Papa Giovannangelo Braschi (che però era ancora Cardinale), la città venne elevata al rango di città. Questo fu possibile grazie alla sua munificenza che arricchì Subiaco di monumenti e opere infrastrutturali.

Nel 1791 Pio VI comprò la cartiera e la diede in affido al Sovritendente Generale della Abbazia, Giuseppe Catani, il quale acquistò nuove attrezzature e fece ampliare la fabbrica, che vide però un periodo buio alla fine del secolo con l’arrivo dei francesi conquistatori.

La ripresa fu possibile nel corso della prima metà dell’800 con ulteriori ammodernamenti mirati alla produzione della carta pregiata, arrivando al ‘900 dove iniziò ad essere considerata obsoleta e più una produzione artigianale, dato che nuove tecnologie stavano soppiantando quel tipo di produzione.

Il novecento

Nel 1920 fu il turno della famiglia Crespi a prendere le redini della fabbrica, che fece nuovi ammodernamenti, portando il piccolo opificio a divenire un’industria con ben 200 operai. La cartiera venne tuttavia distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale (assieme a Sant’Andrea ed altri bellissimi edifici storici). Al culmine degli anni 60’ la produzione tornò in attivo più modernizzata di prima.

Il nuovo “opificio” cambiò radicalmente, nel 1968, dalla produzione di carta pregiata alla produzione di carta chimica autocopiante, a seguito della stipula esclusiva di un contratto con la 3M Italia s.p.a. e dal 1972 la proprietà venne acquisita dalla GEPI s.p.a., che acquisì nuovi importanti appalti di lavoro, come quello con la Wiggins Teape, azienda forte sul mercato europeo di quel tipo di produzione.

La stessa multinazionale britannica acquisì la cartiera nel 1980, modernizzando ulteriormente la fabbrica e aggiungendo due impianti di depurazione, migliorando inoltre attraverso ricerca e sviluppo la qualità della carta prodotta, con un impatto ambientale minore rispetto agli anni precedenti.

In questi anni Subiaco conobbe un benessere economico di riflesso, da questa industrializzazione, che la poneva tra i poli manifatturieri più importanti del mondo, fino a quando entrando negli anni novanta del secolo scorso, il settore fu colpito da una profonda crisi e nel 1994 si dispose la chiusura della cartiera.

L’anno successivo la Diatec, azienda trentina, rilevò il polo produttivo, ottenendo sia la concessione per la rimessa in funzione della centrale idroelettrica, sia la ripresa per la fabbricazione di carta autocopiante.

La fine della produzione

Nel 1998 la palla passò di mano alla DEA s.p.a. che abbandonò la produzione chimica in favore della carta decorativa per mobili, fino a quando nel 2001 il Gruppo Confalonieri di cui la società fa parte non venne posto in stato di insolvenza dal Tribunale di Frosinone, dichiarando di fatto la fine definitiva della fabbrica, da cui vennero prelevati e messi in vendita i macchinari e successivamente gli immobili.

Subiaco non abbassò la testa e puntò successivamente al settore terziario, sfruttando magistralmente le molteplici attrazioni turistiche presenti sul territorio, riprendendosi poco a poco negli anni 2000 sul piano economico.

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