Antonio Gabrieli “Un immenso amore per la nostra piccola scuola”, il maestro degli Altipiani

La biografia redatta da Anna Rita

Sono stati molti i volti di insegnanti che la Scuola Elementare “San Giovanni Bosco” degli Altipiani di Arcinazzo ha conosciuto e, ognuno di essi, ha avuto modo di lasciare il proprio ricordo, così come tutti i bambini che vi hanno studiato.

Qui voglio ricordare una persona che, con tanta dedizione, ha fatto la storia della nostra piccola grande Scuola. Sto parlando di Antonio Gabrieli, colui che io ho avuto il grande onore di chiamare semplicemente Papà e che, per molti, è stato il Maestro Antonio.

Mio padre ha insegnato nella Scuola Elementare degli Altipiani dal 1972 fino al 1998, anno in cui è andato in pensione.

Tra molti maestri, egli è stato l’unico ad aver insegnato nella nostra Scuola per un così lungo periodo. Infatti, quella degli Altipiani è stata  per molti insegnanti una Scuola “di passaggio”: vi trascorrevano un anno o al massimo due, giusto il tempo di ottenere il trasferimento che veniva inevitabilmente richiesto, a causa dell’ambiente freddo e poco confortevole rispetto a quello delle altre Scuole della zona. Sappiamo bene poi quanto siano lunghi, nevosi e particolarmente freddi gli inverni degli Altipiani!

Per mio padre fu però diverso. Per lui fu amore a prima vista. In questa piccola Scuola vedeva qualcosa di particolare. Io stessa la trovavo speciale e, di tanto in tanto, partecipavo volentieri alle lezioni di papà, le cui spiegazioni non facevano che stimolare ulteriormente la mia curiosità. Ed è proprio grazie a lui e alla passione per l’insegnamento che mi ha trasmesso, se oggi ho l’onore di sedere dietro una cattedra e svolgere il suo stesso lavoro, o meglio, la sua stessa “missione”.

 

“Quando un bambino scrive e legge per opera tua…

il suo sorriso smagliante di gioia deve essere

l’unica vera ricompensa al tuo lavoro…

allora soltanto sei un Maestro.

Il resto non conta!”

Antonio Gabrieli

 

Nell’Anno Scolastico 1971/’72, egli trovò una pluriclasse di circa dieci alunni di terza, quarta e quinta. A quei tempi, così come oggi, gestire una pluriclasse richiedeva un sacrificio maggiore.

In essa si lavora con gruppi disomogenei per età e bisogna svolgere contemporaneamente i diversi programmi, avendo a disposizione solo la metà del tempo previsto in una classe normale.

Nonostante alcuni sostengano il contrario, una pluriclasse è da considerarsi in realtà un vantaggio per l’apprendimento degli alunni, poiché ognuno di essi può essere seguito dal docente in modo personalizzato ed individuale. In quel periodo infatti i bambini, giunti alla scuola media, dimostravano un ottimo livello di preparazione in tutte le discipline.

A quei tempi, l’edificio scolastico consisteva nella parte che dà sulla strada provinciale di Piglio, dove c’era anche un piccolo Ufficio Postale. Ricordo la fontanella esterna la cui acqua, anche nei mesi caldi, era talmente gelida da provocare un gran male alle mani fino a farle addormentare.

Una scala esterna portava al piano superiore dove si trovava l’unica aula presente, nella quale vi erano una cattedra di legno, pochi banchi ed una lavagna che, a giudicare dal loro aspetto piuttosto “vissuto”, erano sicuramente gli stessi di sempre.

Mentre a scaldare gli altri plessi del Circolo Didattico vi erano caldaie a gasolio, nell’aula della Scuola degli Altipiani vi era una stufa a legna che, ogni mattina, veniva accesa dal maestro prima che i bambini arrivassero. Ricordo molto bene l’odore della resina della legna di abete che veniva spesso utilizzata per accendere la stufa.

Mi piaceva tantissimo quell’odore, così come quello dei “pratoni” dove spesso facevo delle lunghe passeggiate con mio padre alla ricerca dei funghi prataioli.

Entrambi rappresentano per me il profumo degli Altipiani!

Per l’amore nei confronti dei suoi alunni, e pensando anche alle future generazioni degli Altipiani, mio padre desiderò rendere la Scuola più confortevole, più accogliente, più spaziosa e, soprattutto, più calda. Così, in poco tempo, grazie a Luigi Cesa, l’allora Sindaco di Arcinazzo Romano, la Scuola venne ristrutturata, resa più bella ed ingrandita. Venne costruita un’ala nuova comprendente due aule con delle grandi vetrate ed un bagno. Venne inoltre installato un impianto di riscaldamento ad aria calda (una bella novità portata agli Altipiani dal Signor Jean Bigi) che garantiva un tepore per tutta la giornata scolastica, quando fuori le temperature erano spesso sotto lo zero.

La grande aula del piano superiore diventò la sala mensa con l’avvento del “tempo pieno” che prolungava l’orario scolastico fino alle ore pomeridiane.

Con il passare degli anni, il numero degli alunni aumentava e, oltre alla pluriclasse, si riuscivano a formare anche classi normali. Con il tempo pieno e, in seguito, con i “moduli”, aumentò ovviamente anche il numero degli insegnanti.

Sebbene la maggior parte degli alunni frequentanti vivesse agli Altipiani, il numero spesso variava. Capitava infatti che alcune famiglie si trasferissero agli Altipiani per brevi periodi e, a volte, i bambini entravano a Scuola ad anno scolastico iniziato.

In alcuni periodi dell’anno, nei boschi tra Altipiani e Trevi nel Lazio, si stabilivano i Carbonai. Quello del Carbonaio era un mestiere molto diffuso in Italia fino alla metà del secolo scorso, essendo il carbone uno dei pochi combustibili con cui l’uomo poteva riscaldarsi prima dell’avvento del gas.

Essi accendevano le “carbonere” delle grandi cataste di legna, tenute sotto controllo giorno e notte affinché bruciassero lentamente e non prendessero fuoco, altrimenti non si sarebbe formato il carbone.

Nelle baracche che costruivano avevano il minimo necessario. I bambini raccontavano che facevano i compiti su una cassapanca che veniva utilizzata anche come tavolo.

La mattina essi venivano accompagnati a Scuola dal papà o dalla mamma. I primi giorni piangevano quando venivano lasciati, ma in breve tempo riuscivano ad inserirsi nel nuovo ambiente scolastico. Alla fine delle lezioni, mio padre li accompagnava a casa per dare modo ai genitori di non lasciare incustodito il fuoco.

L’affetto nutrito nei confronti di questa Scuola fu dovuto anche al fatto che egli era particolarmente legato ai suoi luoghi di origine. Pur avendo l’opportunità di andare ad insegnare altrove, ha sempre preferito rimanere qui.

L’amore per il suo paese natio, Arcinazzo Romano, è rimasto sempre vivo. È stato un grande studioso della storia, delle tradizioni e del dialetto del suo paese. Nel 2000 la pubblicazione del suo libro “Il dialetto di Ponza”.

Era un grande appassionato di poesia, musica e pittura. Realizzò numerosi dipinti, molti dei quali raffiguranti scorci, panorami e particolari del suo amato paese.

Nel 1999 pubblicò “Petali”, che raccoglie una piccola parte delle innumerevoli poesie da lui scritte nel corso della sua vita. Purtroppo la malattia non gli ha permesso di  pubblicare le altre.

 

“Maestro,  se non senti dentro qualcosa che ti spinge a dare con la libertà e la bontà di una fonte, non recarti a scuola ché avrai poco da dire.” Antonio Gabrieli

 

 

Anna Rita Gabrieli

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