Una chiesa per Pietro

Se non siete di Trevi nel Lazio, difficilmente identificherete questo Oratorio, inglobato tra altri edifici residenziali, lungo un corso cittadino e non posto in una piazza importante; vi colpirà, quanto possa essere in realtà importante, questa costruzione grigia, quasi anonima, che si identifica come luogo di culto solo per le due icone poste sopra l’entrata in due nicchie, con immagini del Santo, che secondo la tradizione lì morì.

La nicchia più in alto, commemora l’ottavo centenario dalla sua canonizzazione,  mentre quella più in basso, raffigura San Pietro con le dita intrecciate e il bastone pastorale appoggiato alla spalla, nella parte più alta c’è una piccola campana a completare una facciata di tipo seicentesco.

Ed infatti, la chiesa è stata costruita tra il 1685 e il 1690; varcando la soglia si apre un’unica navata a volta di botte, il cui soffitto è decorato da giochi geometrici ed ai lati vi sono degli affreschi incorniciati che rappresentano alcune scene di vita del Santo.

Al termine della navata una scultura marmorea del Santo sorretto da un angelo, di ignoto autore, ma che ricorda la scuola del Bernini, posta alle spalle dell’altare in una nicchia sorretta da quattro piccole colonne, molto somigliante alla “Estasi di Teresa d’Avila”, che si trova nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma; infine immediatamente dietro una piccola scala conduce in un “pollaio”, luogo esatto della morte di San Pietro Eremita, ove è stata collocata una trasposizione lignea.

Una piccola chiesa, che però affascina, per la molteplicità di opere artistiche conservate e al contempo la semplicità non sfarzosa, che dovrebbe esercitare ogni luogo di culto, per altro anche inconsueta vista la fondazione in periodo Barocco, dove si tendeva a un ossessiva ricerca dei particolari e dei decori.

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