Subiaco e la storia della stampa in Italia

La stampa a caratteri mobili arrivò in Italia nella città abbaziale

Era il lontano 1464, in pieno medioevo, quando giunsero nella città che ospitò Papi e Imperatori, i primi due tipografi, allievi di Peter Schoeffer, tipografo tedesco, che fu a sua volta allievo di Gutenberg, noto inventore della stampa moderna a caratteri mobili e del torchio.

Corrado Sweynheym e Arnoldo Pannartz, due chierici, portarono le invenzioni del Gutenber al servizio dell’Abbazia di Santa Scolastica, che già vantava una ricchissima biblioteca, con manoscritti antichi di inestimabile valore, da replicare, in modo da garantirne l’immortalità.

Durante la loro permanenza, i due monaci tedeschi, inventarono a loro volta, un nuovo carattere, di tipo “romano”, con forme tondeggianti, e linee regolari, molto assomigliante alla scrittura “Carolina” , che nel ‘400 andava in voga sui testi di scrittura umanistica.

Il Tipo Romano, ebbe questo nome, poiché ispirato agli stessi caratteri incisi presso le epigrafi ed i monumenti romani, vennero anche fusi dei caratteri greci per la stampa del Lattanzio, replicato con 275 copie di tre sue opere, raccolte in una antologia ; inoltre vennero stampate anche 300 copie di una Grammatica Latina per giovanetti (Donato pro puerulis), il De Oratore di Cicerone in 275 esemplari e infine il De Civitate Dei di Sant’Agostino, ultimato nel 1467 sempre con 275 copie.

La stampa avveniva allineando i singoli caratteri, così che, veniva formata una pagina, inchiostrata, quindi pressata su carta o pergamena, i caratteri potevano poi essere riutilizzati, a differenza della Xilografia, ovvero la tecnica in cui la matrice, composta da una tavoletta di legno intagliata, poteva essere usata unicamente per una pagina e spesso e volentieri si rompeva durante la pressatura.

La stampa a caratteri mobili era difatti costituita da elementi di metallo più resistenti, che potevano essere riposizionati a piacimento per la composizione di pagine sempre differenti; la pressa trovava origine dal torchio a vite, già utilizzato per lo schiacciamento dell’uva nella produzione vinicola.

Gli stampatori tedeschi rimasero a Subiaco per quattro anni, spostandosi successivamente a Roma, ma fu un tempo più che sufficiente, per dare a Subiaco il titolo di “Culla della Stampa”, che ancora oggi sfoggia grazie alla presenza del Museo delle Attività Cartarie e della Stampa, sito nei sotterranei della Rocca dei Borgia, visitabile tutti i weekend dalle 10 alle 20.

Subiaco dimostrò di avere a cuore la stampa e la cultura, quando successivamente, la città, grazie a Papa Sisto V, nel 1587 decise la costruzione della Cartiera, ma questa … è un’altra storia.

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