Il perdono di Assisi in ricordo della presenza de francescani a Piglio

  1. Gabriele OFM Conv durante la Santa Messa festiva, celebrata nella chiesa di San Lorenzo, ha ricordato ai fedeli che “dal 1° al 2 Agosto 2020 in tutte le chiese parrocchiali e francescane si celebra il Perdono di Assisi, cioè l’Indulgenza Plenaria per tutte le persone che si confessano e ricevono la Santa Comunione per grazia concessa direttamente dal Signore a San Francesco di Assisi. Il Perdono di Assisi si potrebbe chiamare la “Giornata della Misericordia”, in quanto vengono spalancate le porte del cuore di Dio, a tutti coloro che vogliono riconciliarsi con Lui”.
La tradizione fa risalire il tutto alla notte del 1216.
Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una fortissima luce e Francesco vide  seduti in trono, Gesù e alla sua destra la Sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di angeli; Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore.
Gli chiesero allora di esprimere un suo grande desiderio.
La risposta di Francesco fu immediata: “Santissimo Padre, benché io sia misero peccatore, ti prego di concedere ampio e generoso perdono a tutti coloro che, pentiti,confessati e comunicati verranno a visitare questa chiesa.”.
Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore – ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia questa indulgenza’.
E Francesco si presentò subito al Pontefice, Onorio III, che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta.
Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà, in quanto i cardinali ritenevano che tale concessione avrebbe arrecato danno a quella di Terra Santa e a quella degli apostoli Pietro e Paolo, dette la sua approvazione.
Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?’.
Francesco rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”.
E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo richiamò:
Come non vuoi nessun documento?”.
E Francesco: ‘Santo Padre, a me basta la vostra parola!
Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli angeli i testimoni”.
E qualche giorno più tardi, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: ‘Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso”.
Le prime citazioni di Piglio in un contesto di storia serafica, ci vengono dalle illustri penne di Tommaso da Celano e di Bonaventura da Bagnoregio.
Nel suo trattato dei miracoli (1250) Tommaso da Celano narra:
Nel paese di Piglio, nella Campagna di Roma, nella festa di san Francesco, una donna eseguiva in fretta un suo lavoro.
Rimproverata da una nobildonna, essendo tale festa osservata da tutti con religiosa venerazione, rispose: “Mi manca poco a finire il mio lavoro, veda il Signore se commetto una colpa!”
Subito vide nella figlia che le sedeva accanto, avverarsi il grave giudizio.
La bocca della bambina si era storta fino alle orecchie, e gli occhi uscivano dalle orbite stravolti in modo orribile.
Accorrono donne da ogni parte e imprecano contro l’empietà della madre, causa di disgrazia alla figlia innocente.
Senza indugio essa si getta a terra accasciata dal dolore, promettendo di osservare ogni anno il giorno del Santo e di dar da mangiare in tale occasione ai poveri per riverenza a questo Santo.
All’istante cessò il tormento della figlia, quando la madre che aveva peccato, si pentì della sua colpa”.
Dal racconto di Tommaso da Celano si deduce come la devozione a San Francesco fosse allora ben radicata tra gli abitanti del Piglio, sentita dai pigliesi come festa di precetto e giustifica la presenza dei minoriti in loco tra il 1228 e il 1250.
Questo potrebbe essere valido elemento in favore di una fondazione anteriore al 1228, magari ad opera dello stesso San Francesco.
Tra le tante supposizioni comunque, una data è assolutamente certa: nell’anno 1265 si trovava da vari anni un nucleo di minoriti insediatisi sullo scosceso versante meridionale del Monte Scalambra, da quell’anno troviamo infatti nel convento di San Lorenzo un frate illustre: il Beato Andrea Conti (1240.1302) zio di Bonifacio VIII.
Il passaggio di San Francesco a Piglio, non passò inosservato alla comunità pigliese che volle dare una dimostrazione concreta di fede durante i festeggiamenti in onore del Beato Andrea Conti del 1982, installando una croce lungo la strada che conduce al convento di San Lorenzo.
La croce venne benedetta nella chiesa Santa Maria Assunta, dal P. Bonaventura De Angelis e portata in processione dai componenti delle confraternite della Madonna delle Rose e dell’Oratorio durante il corteo cittadino che si mosse dalla Collegiata fino al convento francescano di San Lorenzo.
Una scritta sulla base della croce così recita: “Guarda il tuo popolo, o Signore, illumina il suo peregrinare, ogni cuore umano a te riconduci nell’armonia eterna della grande famiglia dei figli di Dio”. 
Giorgio Alessandro Pacetti

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