“Nell’età più bella, giorni più tristi” il commovente messaggio del prigioniero di guerra

Quando si scrive della vita di qualcuno che non hai mai conosciuto, è davvero difficile estrapolare emozioni e sentimenti che possano coinvolgere il lettore.

Un uomo bambino catapultato negli orrori della guerra

Eppure, la storia di Domenico Arrigoni è qualcosa che ci ha conquistati fin da subito, grazie alla dolcezza di questo ragazzo nato negli anni ’20 del secolo scorso, che fu fatto prigioniero dopo aver combattuto sul fronte russo (da cui era tornato con sintomi di congelamento ai piedi), vivendo sulla pelle gli orrori della guerra e vedendo cadere moltissimi suoi compagni.

Domenico fu uno dei pochi fortunati che riuscirono a tornare a raccontare la propria storia, anche se forse non lo fece mai davvero fino in fondo, affidando il dolore immenso che lo lacerava sulle sue cose; l’accendino per esempio su cui incise la commovente frase che celebriamo nel titolo di questo articolo: “Nell’età più bella, giorni più tristi” .

La prigionia

Un messaggio che il giovanissimo alpino, classe 1922 nato a Barzio (LC), scrisse durante la sua prigionia nel ’43 nel campo di Steyr in Austria, dopo essere stato catturato a Fortezza in Alto Adige proprio dagli ex alleati tedeschi, con l’accusa di tradimento il 9 settembre, qualche giorno dopo la firma dell’Armistizio di Cassabile, dove l’Italia proclamò la resa incondizionata e aderì alla lotta contro il nazifascismo.

La sua angoscia traspare anche sulla gavetta del soldato, artisticamente incisa, dove però balugina anche la speranza di tornare a casa e riabbracciare i propri cari, cosa che Domenico fortunatamente riuscì a fare, condividendo l’amore della sua famiglia fino al 2010 quando è venuto a mancare.

La prigionia nei campi tedeschi la conosciamo tutti, moltissimi non furono fortunati, non poterono ritornare a casa; le condizioni di vita erano insostenibili e persino le bucce delle patate diventavano un alimento essenziale alla sopravvivenza. Di quei giorni Domenico non ha mai voluto parlare molto, forse per non rievocare quei giorni dolorosi in cui perse molti amici, o per non turbare i propri familiari, tra cui la nipote Eleonora che ci ha fatto conoscere questo meraviglioso uomo. La sofferenza di Domenico venne effettivamente alla luce soltanto alla sua morte, quando i congiunti aprirono la scatola dei ricordi e furono colti dalla commozione leggendo quei versi incisi nel metallo e quelli vergati nell’inchiostro sul diario che gelosamente custodiva.

L’avventura dell’alpino Arrigoni ebbe inizio il 19.01.42 nel V Reggimento Alpini CCR, fu inviato a combattere a Nikolajewka, per poi essere ricoverato a Firenze dove probabilmente gli fu salvata la vita, poiché l’inferno russo ingoiò quasi 80.000 dei nostri soldati, molti dei quali ancora non sono stati ancora restituiti alla patria e giacciono sepolti in fosse comuni o tra le nevi perenni.

I tedeschi lo catturarono, come detto e lo condussero a Mauthausen, inizialmente nel campo di Crems, per poi essere tradotto il 27 settembre a Steyr dove dal 4 ottobre fu costretto a lavori forzati;la prigionia ebbe termine il 4 agosto del 1944, dopo quasi un anno di torture psicologiche e fisiche imposte dai feroci carcerieri, particolarmente severi nei confronti degli italiani che venivano etichettati come “traditori”.

Dopo la guerra

Domenico tornato a casa si sposò con Silvia ed ebbero un figlio di nome Graziano, da cui poi nacque la nipote Eleonora, Dottoressa in ospedale e Guardia Medica in provincia di Lecco, che determinata a conoscere la storia del nonno indagò più di tutti, portando infine a conoscenza la nostra Redazione di questi fatti.

Lo Stato Italiano ha riconosciuto la medaglia postuma al valore a Domenico; un atto dovuto, ma sopratutto meritato, per questo soldato poeta, artista, più bambino che uomo, scaraventato in una guerra atroce che ha spezzato milioni di vite e ha distrutto psicologicamente per sempre tutti coloro che sono sopravvissuti.

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