Il gigante di fuoco si risveglia

Tutti abbiamo nell’immaginario collettivo la disastrosa eruzione di Pompei, che ha ucciso migliaia di persone e seppellito una intera città sotto la cenere;  ma quella nonostante tutto, non è stata la più tragica in assoluto, ma ve ne sono state di peggiori anche nello scorso secolo.

Ma esattamente che cosa è un vulcano e come funziona?

Il vulcano è una struttura geologica complessa, che si genera attraverso la risalita di massa rocciosa fusa, emergendo dalla crosta terrestre; l’interno non visibile, è costituito dalla camera magmatica, che è la zona dove si immagazzinano i materiali piroclastici, il magma, i gas e la lava prima dell’eruttazione.

A differenza di quanto si creda, la camera magmatica non è uno spazio vuoto, ma un area costituita da rocce porose, che assorbono i fluidi magmatici, che verranno poi espulsi per effetto della spinta dal sottosuolo di ulteriori materiali in movimento e dall’accumulo dei gas.

Il camino è il condotto vulcanico principale, che collega la camera magmatica verso l’esterno, incontrando prima il cratere, ovvero la bocca sommitale da cui si riversa il magma, ma vi possono essere anche uno o diversi condotti secondari sui fianchi o sulla base del vulcano, fratture che si creano a causa della pressione con “eruzioni fessurali”.

Durante l’eruzione, vengono rilasciati lava, cenere, gas,lapilli, masse rocciose chiamate “bombe di lava” e anche vapore acqueo; le rocce che costituiscono le pareti vulcaniche sono dette “ignee” poiché costituite da materiale eruttato raffreddato, solitamente magma con alto contenuto di silice (solitamente mai sotto il 52%).

Forma ed altezza del vulcano dipendono dall’età dello stesso, dalla tipologia di magma eruttato e dalla costanza dell’attività; ben il 91% dei vulcani è sottomarino, in maggior parte lungo la dorsale oceanica, mentre sulle terre emerse se ne contano 1500 attivi.

Secondo gli studi condotti dai vulcanologi, le eruzioni avvengono prevalentemente a causa di eventi sismici, che sollecitano il magma, lo stress meccanico, ovvero l’energia che si accumula (fino ad essere rilasciata) in tensione, per il contatto dei materiali, che esercitano una forza reciproca.

Sono 7 i tipi di eruzione riconosciuti, che prendono il nome da alcune delle località o dei vulcani più famosi e più monitorati:

Tipo Hawaiano

Si tratta di eruzioni non riconducibili ai movimenti tettonici, cioè l’urto tra le placche, ma per effetto del magma risalente, fino alla caldera, contenuta da ripide pareti a causa del collasso del fondo, mentre altri collassi avvengono all’interno della caldera stessa,creando un pozzo ; la lava invece, essendo molto fluida crea edifici vulcanici dalla forma di scudo con deboli pendenze dei rilievi.

Per fare un esempio, se si appoggia un peso su un budino in fase di raffreddamento, la parte ancora liquida sottostante, trasborderà su quella solida, riversandosi lungo i margini, sia a rompere in un punto debole la pellicola centrale.

Tipo Islandese

Le eruzioni sono fessurali, cioè avvengono attraverso le fenditure del vulcano e non da un camino centrale, formando con le colate degli altopiani basaltici, che spesso vanno ad otturare la fessura, fino alla successiva eruzione; la denominazione si riferisce in particolare ai vulcani islandesi e alle loro eruzioni, come ad esempio, quella del Laki nel 1783, che fu una delle più disastrose per l’isola, avvelenata dal fluoro, quanto per l’Europa, dove vi furono migliaia di morti a causa dell’inquinamento generato dal diossido di zolfo, rilasciato secondo le stime in 120 milioni di tonnellate.

Tipo Stromboliano

Il magma basaltico molto denso, provoca una intensa e duratura attività di emissione di fontane laviche, che possono raggiungere anche centinaia di metri di altezza, spruzzando lapilli e bombe vulcaniche, che ricadendo modellano la struttura vulcanica con coni di scorie lungo i fianchi; il vulcano di Stromboli, che ultimamente ha causato apprensione, è in attività da ben 2000 anni, e grazie alle sue continue eruzioni, veniva chiamato “il faro del Mediterraneo”, usato come punto di riferimento dalle navi, che potevano scorgere in lontananza le sue emissioni.

Tipo Vulcaniano

Prende nome questa eruzione dall’isola di Vulcano, nelle Eolie; si tratta di eruzioni esplosive che rilasciano bombe laviche e nubi gassose ricche di ceneri, con esplosioni che possono anche fratturareil cratere o aprire faglie laterali.

Tipo Vesuviano

La denominazione si accosta ovviamente al Vesuvio,lo sterminatore di Pompei, uno dei vulcani più conosciuti e temuti in Italia, anche per la presenza antropica nelle immediate vicinanze del vulcano, che oltre alla terribile eruzione pompeiana, ne seguirono altre, tra cui alcune anche durante il secolo scorso: quella del 1906, che causò 300 morti, di cui 105 perirono barricati dentro una chiesa, raggiunti dalla lava e seppelliti dalle macerie del tetto crollato sotto la cenere e quella del 1944, che uccise 26 persone per il crollo dei tetti, diventata famosa intutto il mondo, grazie alle piattaforme cine-giornalistiche degli angloamericani presenti durante la guerra.

L’eruzione vesuviana è simile a quella vulcaniana, ma l’esplosione iniziale è talmente drammatica da svuotare quasi del tutto la camera magmatica, facendo viaggiare il magma a velocità altissima e nebulizzandolo in goccioline, mutando poi nell’eruzione Pliniana (cosiddetta in onore a Plinio il Giovane, che nel 79 d.C. ha reso testimonianza di questo tipo di eruzione).

Tipo Pliniano o Peleano

Esse sono eruzioni di magma molto viscoso e frequentemente si formano nubi ardenti di gas e lava polverizzata; sono forse le ruzioni più pericolose, che portano spesso al collasso totale o parziale del vulcano, con l’espulsione di un tappo vulcanico detto “spina vulcanica o “duomo”.

Il primo ad osservare e descrivere questo fenomento fu Plino il Giovane nel 79 d.C. durante l’eruzione del Vesuvio; la variante Peleana, è associata al vulcano La Pelèe, dove l’eruzione avviene lateralmente e non dalla sommità del cratere, di fatto aumentando le probabilità di collasso della struttura e generando una nube ardente più vicina al suolo, che spingendosi in una direzione divora tutto quello che incontra sul suo cammino.

 

 

Come sopravvivere ad un eruzione

 

Come sopravvivere ad un eruzione?

Con questi accorgimenti che andremo ad elencare, le probabilità di sopravvivenza durante e dopo l’evento saranno certamente più alte; Iniziamo col dirvi di non perdere tempo per scattare foto, selfie, registrare video, come sta facendo il signore nella foto, anche se la lava si muove lentamente, emana gas solforosi e sostanze dannose per il vostro organismo, che potrebbero danneggiarvi anche successivamente all’evento.

  • Se vivete in una zona nei pressi di un vulcano pericoloso o vi accingete a recarvi per vacanza o per lavoro in una zona a rischio, informatevi sui piani di evacuazione previsti in caso di emergenza, sulla localizzazione dei rifugi e i mezzi di comunicazione previsti; solitamente la radio resta lo strumento più affidabile e sicuro.

 

  • Sarebbe bene conoscere il vulcano, il tipo di attività eruttiva che svolge e magari entrare anche in possesso delle mappe dei percorsi lavici, reperibili presso gli enti pubblici, quali comuni, regioni o istituti vulcanologici.

 

  • Nei casi più estremi, se il vulcano dà segni di attività, sarebbe opportuno disporre di un borsone sempre pronto, con medicinali, viveri, coperte, torce a pile,una radio a batterie utile in caso di assenza di elettricità per sentire gli avvisi, documenti e kit di primo soccorso, acqua in taniche perché l’eruzione contaminerebbe le falde, potrebbe essere utile anche di disporre di maschere contro il gas per evitare di respirare aria contaminata da ceneri o fluidi chimici; preparare un piano di evacuazione familiare, decidendo un punto di ritrovo sicuro, che sia facilmente raggiungibile a piedi, perché viaggiare in auto potrebbe essere difficile a causa delle emissioni di cenere, che oltre che ricoprire le strade (come farebbe la neve, ma nel giro di pochissimo), potrebbe occludere i meccanismi dei veicoli danneggiandoli.

 

  • Non ignorare le istruzioni dei soccorritori, né improvvisarsi tali senza autorizzazione e le specifiche abilitazioni; se colti di sorpresa dall’eruzione cercare un immediato riparo, possibilmente un seminterrato, poiché i tetti degli edifici potrebbero essere sfondati da ceneri e lapilli o addirittura incendiarsi.

 

  • Se non si ha tempo di munirsi della maschera antigas, può essere utile respirare attraverso un fazzoletto bagnato,evitando di abbassarsi al suolo, dove si depositano i gas velenosi più pesanti dell’aria, evitare bacini idrici o aree geotermiche, che potrebbero rilasciare vapore ustionante a seguito del contatto con materiali piroclastici.

 

  • Una volta passato il peggio, rimanere in attesa di comunicazioni da parte delle autorità o dei soccorsi, se le condizioni lo consentono, rimuovere la cenere dai tetti per evitare crolli, evitare di respirare l’aria contaminata proteggendo sempre le vie aeree e gli occhi, evitare di mettersi in viaggio con i propri mezzi, sia per evitare di creare traffico che rallenterebbe il lavoro dei soccorsi, sia per il rischio di rimanere bloccati lungo il tragitto a causa della distruzione di strade da eventi sismici o dall’occlusione di lava solidificata; Attendere in casa evitando l’accensione dell’aria condizionata o l’apertura delle finestre, cercando di mantenere l’aria non contaminata all’interno dell’abitazione.

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