In nomine Pilei

Le origini di Piglio suscitano non pochi problemi ai curiosi che ne vogliano approfondire le ricerche. Data la scarsità di fonti dirette a testimonianza della sua fondazione, risalire agli albori della sua comparsa, per meglio coglierne l’etimologia del nome, significa sfiorare l’ignoto, in cui storia e leggenda si confondono. Ma come e quando nasce Piglio? Perchè il paese si chiama così?

La leggenda

La tradizione vuole che il paese sia stato fondato dal condottiero romano Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore. Egli, in marcia con le sue legioni contro il cartaginese Annibale Barca, passò per le nostre terre. Colpito da un forte vento, perse l’elmo e si mise a gridare: “Pileum! Pileum!” (“L’elmo! L’elmo!”). Il generale indicò ai suoi soldati il punto esatto in cui aveva smarrito il copricapo, sito in cui sarebbe successivamente sorto il villaggio.

Le testimonianze storiche

Il delizioso borgo compare per la prima volta come Castrum Pileum sulla Bolla papale di Urbano II del 23 agosto 1088, in cui risulta essere possesso della Diocesi di Anagni. In un altro documento, un atto di donazione risalente al 1078, si registra l’acquisto di un pezzo di terra e di un mulino da parte di un tale “magistro Marcello de Pileo”.

Piglio, Porta Maggiore. Foto di Martina Pirosini

Il pileum

Ma cosa si intende per pileum? Il pileo (o pilleum, pileus, o pilleus) era, in realtà, non un elmo, bensì un berretto di cuoio o di feltro che i Romani erano soliti portare nei giorni di festa. In particolare, esso veniva dato agli schiavi quando venivano affrancati; per questo, divenne simbolo di cittadinanza e di libertà. Il pileo presentava una forma ovale o conica allungata, la stessa che caratterizzava il borgo in origine, sviluppandosi a guisa di goccia su un colle.

Le ipotesi dell’archeologo Antonio Nibby

Un’interessante ipotesi sull’origine della Città del vino, venne formulata da Antonio Nibby nel XIX secolo. L’archeologo romano sosteneva fermamente che Piglio si identificasse con la Capitolum Hernicorum spesso citata da storici e geografi romani e greci, quali Dioniso di Alicarnasso, Strabone e Plinio. Nelle loro opere essi riferiscono che Capitolum Hernicorum corrisponda ad uno dei villaggi appartenenti alla Lega sacro-politica degli Ernici, di cui facevano parte anche le attuali Alatri, Anagni, Ferentino e Veroli. L’ubicazione esatta non è stata sinora rilevata, ma da quanto riportato da Strabone (lib. V; pag. 238), Capitulum doveva trovarsi tra Anagnia (Anagni) ed Olibanum (Olevano). Essa rappresentava il baluardo più avanzato dell’area settentrionale dell’intero sistema difensivo contro Roma della Confederazione Ernica. Secondo il Nibby, Capitolum avrebbe perso nel tempo le sillabe ca e to, diventando pilum da cui è scaturito il termine Piglio attraverso il processo di palatalizzazione. La palatalizzazione si verifica quando il fonema intervocalico /l/, seguito da /i/ + vocale, diventa /gl/. In altre parole, la l in pileum sarebbe stata pronunciata come gl.

Altre ipotesi sull’origine storica di Piglio

Malgrado i complessi studi del Nibby, attualmente l’ipotesi più plausibile sull’etimologia del nome del borgo ciociaro, afferma che quest’ultimo derivi dal termine latino pila (= “pilastro”, o pilone). Esso indica il punto più alto e, di conseguenza, più difficile da essere espugnato, in riferimento ad una fortezza, una rocca, sulla quale sarebbe stato successivamente costruito il Castello baronale, posto a difesa della Valle sottostante per via della sua posizione strategica.

Ricerca ancora aperta

Ora, sebbene nessuna delle ipotesi trattate sia stata provata scientificamente, gli elementi a disposizione riportati alla luce da decenni e decenni di studi e ricerche non saranno solo sufficienti ad aprire diverse finestre da cui indagare sulla storia del suggestivo borgo montano, ma aiuteranno indubbiamente anche a far risultare il suo nome attuale meno bizzarro e buffo di quanto potrebbe suonare alle orecchie di chi lo dovesse sentir menzionare per la prima volta.

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