L’estinzione degli insetti sempre più vicina
Un nuovo allarme sta sconcertando le nazioni di tutto il mondo, in concomitanza con il gravoso problema dello smaltimento della plastica, è in atto la scomparsa di migliaia di specie di insetti, tra i quali le api ed altri importanti impollinatori, si va verso il disastro totale.
Oltre il 40% delle specie è in fase di estinzione e dovrebbe scomparire entro le prossime decadi, a causa della coltivazione intensiva, l’uso di pesticidi, l’urbanizzazione, l’inquinamento e non per ultimo i cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il pianeta.
Secondo i ricercatori attualmente le popolazioni più colpite sono i lepidotteri, gli imenotteri, odonati, plecotteri, epemerotteri e scarabei stercorari; si stima che soltanto in Italia dal 2007 si sia perso almeno il 50% degli sciami di api, mettendo di riflesso in crisi, l’economia basata sulla produzione del miele.
Se la situazione non dovesse modificare il suo corso, entro 100 anni potrebbero scomparire definitivamente tutti gli insetti, con gravissime ripercussioni su tutto l’ecosistema mondiale, la scomparsa di moltissime specie vegetali e di conseguenza animali; secondo uno studio pubblicato su PLOS ONE, nel giro di soli 30 anni, in Europa sarà estinto il 76% degli insetti minacciati, tra cui coccinelle, libellule,farfalle, falene, vespe, calabroni, api, che sono fonte di nutrimento per gli oltre 400 milioni di uccelli che moriranno di fame, seguiti da ricci, rospi, lucertole e di conseguenza delle altre specie che si cibano di esse come serpenti, roditori e persino pesci.
Una catena di estinzione inarrestabile che arriverà quindi a coinvolgere l’uomo, fautore di questo disastro dall’inizio del XX° secolo, con una accelerazione dagli anni 50-60 in poi; già in Germania ed a Porto Rico si è potuto assistere a un collasso delle specie, che ha messo in allarme gli scienziati di tutto il pianeta, con la perdita del 98% delle specie terrestri, a causa dell’uso sconsiderato di pesticidi.
I prodotti chimici, vengono sparsi in modo da sterilizzare definitivamente la terra da larve e insetti, i più usati e pericolosi, sono i Neonicotinoidi e il Fipronil, noto quest’ultimo, per essere stato trovato in quantità abbondanti nelle uova di galline, che erano state disinfestate dagli acari.
L’inquinamento è anche una delle cause più accreditate, basti pensare, per chi se lo ricorda, al “grande smog” di Londra del 1952, dove per una concatenazione di eventi atmosferici, combinati all’uso sconsiderato di carbone di bassa qualità, si creò sulla città una grande cappa, che trattenne tutti i fumi velenosi e il monossido di carbonio, avvelenando e uccidendo in pochi giorni 4.000 persone, seguite da altre 8.000 nelle settimane successive e ammalandone altre 100.000.
Proprio il Regno Unito, registra oltre il 58% di perdita di farfalle sul proprio territorio, a causa di una coltivazione intensiva, che ha portato alla scomparsa di boschi e terreni fioriti; negli Stati Uniti le cose non vanno meglio, da 6 milioni di colonie di api nel 1947, sono passati a 2 milioni e mezzo.
I cambiamenti climatici stanno invece influendo sulla riproduzione, a causa del freddo eccessivo, delle giornate primaverili improvvise, che risvegliano dal letargo alcune specie, che poi vengono uccise dalle gelate o dall’inedia, dal momento che non trovano polline a disposizione nei mesi invernali.
Oggi, anche se gli standard occidentali si sono quasi adeguati a una politica ambientalista, attraverso l’uso di filtri per i gas di scarico e nelle fabbriche, si continua a inquinare nei paesi in fase di sviluppo (che comunque producono in gran parte per coprire il fabbisogno occidentale).
La stima di estinzione è di una velocità otto volte superiore a quella dei mammiferi, un killer silenzioso, a cui nessuno finora aveva fatto caso, forse a causa della poca considerazione di cui gli insetti soffrono; gli scienziati che hanno condotto la ricerca hanno affermato che si tratterebbe della sesta estinzione di massa sul pianeta.
Urge quindi intervenire, in difesa di questi piccoli amici, che ad alcuni possono sembrare sgradevoli, ma in realtà sono utilissimi per l’esistenza della vita planetaria; le nazioni possono intervenire istituendo nuovi protocolli ambientali, riqualificando e rimboschendo i terreni abbandonati, ma anche noi, nel nostro piccolo possiamo contribuire, non solo guardando dove mettiamo i piedi, ma anche evitando di acquistare prodotti nocivi agli insetti o che provengano da filiere estere, Extra-Europee, dove non vige il divieto dell’uso di pesticidi così mortali.