I muretti a secco Patrimonio dell’Umanità

Ha suscitato curiosità, piacere e anche qualche polemica, la decisione della commissione Unesco di dichiarare ed inserire nell’elenco del Patrimonio protetto i muretti a secco presenti in molte località di montagna, con la motivazione che essi siano il perfetto connubio tra uomo e natura in epoca antica.

Suddetti muretti che sono costituti da pietre intrecciate in maniera solida tra loro hanno spesso centinaia di anni, alcuni addirittura sono di origine medievale e sono stati realizzati raccogliendo le numerose pietre che infestano i prati da pascolo o adibiti all’agricoltura.

La loro funzione poteva essere molteplice, delimitare un confine terriero, contenere il bestiame, inibire l’accesso ad animali selvatici,  oltre a liberare il terreno per l’aratura; inoltre hanno dimostrato la loro utilità durante calamità naturali fungendo da contenitori per smottamenti e detriti trascinati dalle piogge.

Qualcuno però ha brontolato, facendo giustamente notare, che si preferisce dare risalto a muretti di pietre piuttosto che alle imponenti mura pelasgiche di Ferentino ed Alatri, anche esse costruite a “secco”, ovvero con pietre ad incastro, con la differenza che furono usati enormi massi, di cui ancora oggi non è abbastanza chiaro come siano stati lì posti per via dei mezzi dell’epoca; la leggenda narra che furono i ciclopi ad erigere le mura.

Fatto sta che ora i muretti che piaccia o no sono considerati un patrimonio inestimabile, un patrimonio dell’umanità, da valorizzare e rispettare e chissà che finalmente i comuni che hanno la fortuna di ospitare questi manufatti, non prendano seriamente in considerazione l’idea di porli sotto restauro, magari chissà, anche approfittando delle numerose braccia attualmente ospitate nei centri di accoglienza della zona; ragazzi volenterosi e vogliosi di mettersi all’opera, come già dimostrato durante la pulizia delle Cisterne Romane ad Altipiani di Arcinazzo.

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