Apicoltura sostenibile, l’intervista all’apicoltore

Piersante Calami, giovanissimo apicoltore, che si è messo in gioco nonostante tutte le difficoltà, fondando l’azienda agricola “l’Alveare”, ci ha raccontato un po’ del suo mestiere e ha esternato le sue impressioni sull’argomento che stiamo trattando, in merito all’estinzione degli insetti.

Da quanto tempo hai questa passione?

La mia passione è iniziata 9 anni fa …

Come è nata, cosa ha scaturito in te il desiderio di allevare api?

Sono sempre stato appassionato di sport all’aria aperta in mezzo la natura, abitando in un paese in montagna dove ci sono apparentemente meno cose da fare rispetto la città. Causa intolleranze alimentari in famiglia ho voluto provvedere a produrre un prodotto genuino per farci merenda, colazione, il motto è lo faccio per me quello che è in più si cede. Poi è un hobby di famiglia ma l’ ho scoperto dopo che lo avevo intrapreso,  i miei bisnonni, sia da parte di mamma che di papà, avevano le api, pensate il mio primo miele l’ho estratto con lo stesso smielatore che usavano loro.  Adesso lo ha mio cugino(lui ha smesso causa allergia e per quell’occasione me l’aveva prestato poi ne ho già cambiati due per modernizzare l’azienda e velocizzare il processo produttivo).  Poi ho iniziato soprattutto  grazie a un mio zio che anche lui ha le api, il primo anno mi ha regalato qualche alveare all’inizio andavamo sempre insieme poi piano piano per non disturbarlo sempre visto che alle api vado spesso e lui non c’era sempre ho iniziato a fare da solo. Ogni tanto andiamo insieme per compagnia o per necessita ci aiutiamo

Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato con il tuo lavoro?

Intanto non lo considero un lavoro, è una passione, un passatempo,  lo faccio per me soprattutto, poi il resto si vende. La difficoltà maggiore sta nell’entrare in sintonia con un insetto che fa parte del superorganismo dell’alveare(e si …  perche un ape da sola non fa niente, morirebbe), poi noi stiamo in montagna e l’inverno è lungo le api si nutrono di fiori e quando non ci sono si mangiano il miele che hanno fatto, la bravura sta nel gestirle in maniera che non finisce e nel lasciargliene il necessario rinunciando ai raccolti autunnali.  Per il resto sarebbe molto più facile se non pizzicassero, ma tutto non si può avere e se vuoi il miele devi prendere anche i pizzichi. un altro grande problema è dato dall’instabilità climatica, soprattutto in primavera con le gelate tardive che bruciano tutti i fiori e l’estati molto secche e torride come quella dello scorso anno.

Sei a conoscenza che le api, come altri insetti, si stanno estinguendo?

Le api non si stanno estinguendo, siamo noi umani che le stiamo uccidendo, come la maggior parte della fauna e flora mondiale; le api muoiono a causa dei pesticidi e insetticidi che l’uomo utilizza, fortunatamente dove noi facciamo apicoltura non si usa nessun prodotto chimico, perche scelgo attentamente i posti dove posizionare gli alveari e non ci sono colture a livello intensivo, ma solo per autoconsumo e in genere che lo fa per se,  porcherie non le utilizza.

L’uomo ha inventato e modificato i semi di certe piante a proprio piacimento mettendo direttamene nel seme il pesticida, è l’esempio del girasole adesso è difficilissimo trovare un campo di girasole nettarifero e che non uccida le api.

Ci sono tanti altri metodi che noi stupidamente usiam; uno che può essere usato è il diserbante per i vialetti dei giardini oppure la disinfestazione contro gli insetti(il primo anno mi era venuta una paura quando l’ho scoperto che quasi non avevo coraggio ad andare dalle api).

Le api sono insetti importantissimi,  perché effettuano un servizio gratuito d’impollinazione che moltiplica di tantissimo la produzione agricola, che soddisfa direttamente i bisogni alimentari umani con le verdure ma anche indirettamente, entrando nel ciclo zootecnico, alimentando gli animali che successivamente finiranno nelle nostre tavole o ci aiuteranno a vivere meglio.

Speriamo solo che non si finirà come in Cina, dove in una regione agricola le api sono tutte morte; per loro lì non c’è possibilità di sopravvivere, allora gli uomini si mettono a impollinare manualmente le colture.

 C’è un’altra bella invenzione da parte delle case farmaceutiche (e si… sono loro che oltre le medicine fanno anche i veleni e diserbanti), hanno inventato un ape robot già pronta per sostituire le api visto che non morirà.

La citazione famosa di Einstein,  che dice dopo 4 anni che non ci sono più le api, anche l’uomo scomparirà, è dovuta alla rottura del ciclo biologico che stiamo distruggendo; poi ci può stare un po’ di , ma quella è naturale a tutti gli esseri viventi, certo le api sono insetti molto delicati, che richiedono frequenti visite e particolari attenzioni e accorgimenti, però questi, facendo degli interventi mirati e competenti si possono controllare(condizioni meteo a parte).   

Quali soluzioni andrebbero adottate per arginare o risolvere il problema?

Per arginare il problema, le varie associazioni di apicoltori e poi anche altri volontari, stanno informando la popolazione e fanno proposte allo stato e ai governi, c’è stato un recente dibattito sull’utilizzo del glifosfato e altre molecole chimiche ,nell’utilizzo in agraria e in zootecnica, bandito in alcuni stati no in altri, fatto sta, che tramite la globalizzazione e le varie forze e interessi politici in gioco difficilmente riusciremo a liberare completamente le nostre e tavole da tutti i tipi di insetticidi pesticidi, che si, aiutano le piante, ma sono porcherie che ci ritroviamo sulla tavola e mangiamo tutti i giorni, da qui sicuramente i vari tumori e malattie

I governi e le istituzioni come dovrebbero intervenire?

Le istituzioni dovrebbero collaborare e bandire o limitare l’utilizzo di tutte queste molecole tossiche, ma non solo a livello nazionale, ma mondiale.

Come si svolge la vita nell’alveare?

Le giornate di lavoro variano a seconda delle stagioni; in primavera ed estate si dorme poco di notte ,chi ha avuto occasione di passare davanti al nostro laboratorio sicuramente se ne sarà accorto, di giorno si va dalle api, s’impostano gli alveari controllando che abbiano le scorte, siano pieni di api e soprattutto ci sia la regina e non se ne sia andata con lo sciame a cercare una nuova casa e che ci sia un’importazione di nettare, allora se tutte queste condizioni sono soddisfatte si mettono i melari( sarebbe la parte dove le api mettono da parte il miele che è in surplus e può essere prelevato per centrifugarlo e dopo una 15 di giorni di decantazione invasettarlo), si va avanti così finché non si sono controllati tutti e poi si ricomincia il giro, sempre che il meteo ce lo permetta, nel mentre se si ha tempo si taglia l’erba, le spine e si cerca di tenere in ordine il magazzino. In inverno invece le api vanno in glomere (una palla) e fanno a turno per stare al centro e all’esterno per scaldarsi tutte, nel mentre mangiano il miele che si sono messe da parte, noi in autunno pareggiamo queste scorte e d’inverno passiamo a soppesare gli alveari per vedere quelle che ne hanno più bisogno, in caso le reintegriamo bilanciandole, finche non arriva il forte freddo e ogni tanto si controllano per vedere a che livello è la covata e se è presente la regina.

Progetti per il futuro?

Per il futuro vogliamo continuare ad allevare api come stiamo facendo sono loro che se rispettate sono in grado di fare un miele di altissima qualità anche grazie al territorio in cui ci troviamo, se aiutiamo l’ambiente lui aiuta noi.

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